E va bene, Bush non c’è più, e con lui la sua cricca di guerrafondai e la loro lista di stati canaglia da cui il “mondo libero” doveva aspettarsi di tutto. Però nel 2003 un portavoce della Corea del Nord, uno dei paesi più cattivi e impuniti dell’Asse del Male, tanto per far capire al governo Usa di rivolgere i propri bombardieri da un’altra parte (si decise per l’Iraq, do you remember?) aveva dichiarato che il suo paese era in grado di colpire Seattle con un ordigno nucleare. La stampa americana non ci fece troppo caso, ma Peter Bagge, il fumettaro underground che vive proprio nella Emerald City della costa ovest degli Usa, si era un po’ impressionato. Come sarebbe stato sopravvivere in una Seattle nuclearizzata?
La risposta l’ha disegnata nel suo Apocalypse Nerd! (tradotto in italiano con un meno efficace Apocalisse ora!, Magic Press, 120 pagine, 10 euro), il suo ultimo fumetto in cui un nerd, cioè uno smanettone informatico tutto occhiali e mouse si ritrova nei boschi dello stato di Washington, profugo nucleare e orfano della civiltà a cercare di sopravvivere in un ambiente ostile e pieno di nemici. Tutto comincia con una semplice scampagnata tra le montagne e i boschi del Nordovest americano, per staccare per un paio di giorni dalla tastiera, dalla fidanzata che lo ha mollato e dai ritmi della città. Il problema è che Kim Jong Il, il cattivissimo leader nordcoreano che odia gli uomini capelloni ha lanciato la bomba atomica su Seattle, riducendola a un inferno invivibile da cui scappano migliaia di profughi radioattivi.
In breve Perry e il suo amico Gordo si rendono conto che dovranno fare di tutto per sopravvivere: all’inizio, rintanati in una baracca di montagna cacciando cervi e raccogliendo bacche non se la passano nemmeno troppo male. Ma quando l’isolamento dal resto della società, la mancanza di donne e di stimoli intellettuali li spingono a tornare verso valle, si ritroveranno nei boschi in cui i profughi radioattivi sono disposti a uccidere per una bottiglia di 7UP, mangiare carne umana e rendere schiavi i nemici catturati. Il Canada ha chiuso le frontiere, i federali controllano le poche risorse disponibili, e chi ha un volto orientale – o anche mediorientale, già che ci siamo, viene fatto sparire.
Se vi piace la fine del mondo, l’apocalisse dei nerd di Seattle è di sicuro una delle più divertenti mai scritte (e disegnate). Ci sono tutti gli stereotipi del genere: l’isolamento degli ultimi sopravvissuti, la ricerca ossessiva del cibo, le bande criminali che si dedicano all’assassinio, le piccole comunità che si mettono insieme per difendersi dal mondo esterno. Però la Seattle di Peter Bagge non è un mondo post-nucleare qualsiasi. Qui le comunità sono fatte da lesbiche separatiste incazzatissime, oppure da informatici gay ben educati e dotati di cibo biologico e collegamento wi-fi. Il cibo per cui si ammazza è rigorosamente junk food da quattro soldi e si rischia la morte per masturbarsi guardando una maschiaccia che taglia la legna in canottiera. La bomba tira fuori il peggio da tutti: “questo posto doveva essere IN TEORIA egualitario al massimo”, ammette la lesbica pentita che si innamora di Perry e lo libera dal giogo imposto dalle sue autoritarissime compagne. E vedrete cosa sarà capace di fare quando sarà il suo turno per salvare un neonato o procacciarsi del cibo.
Peter Bagge, allievo di Robert Crumb e divertentissimo narratore della Seattle degli anni novanta nel suo capolavoro Hate (in cui raccontava la Generazione X degli anni del grunge), fa parte della tradizione del fumetto underground americano: ironia, lingua fuori dai denti, e capacità di svelare le magagne che stanno sotto alla retorica ufficiale di governi e parti della società. Che gli ideali liberal della West Coast, lo stile di vita easy, il cibo organic e la retorica sulla condivisione del capitalismo illuminato di Google e compagnia bella siano in realtà troppo fragili per reggere la maschera se messi confronto con la dura realtà? Dicono che Kim Jong Il non stia troppo bene in questi giorni. Qualcuno gli faccia leggere Apocalisse ora! E saprà cosa deve fare l’Asse del Male se vuole che gli Stati Uniti tirino fuori la loro faccia individualista tutti-contro-tutti, purché ci sia da consumare. Ah no, ora c’è Obama. E se dura la crisi di Wall Street non ci sarà bisogno nemmeno della bomba.
Queer, 9 novembre 2008