Il nuovo Regolamento sulla proprietà intellettuale della Scuola internazionale superiore di studi avanzati, appena approvato dalla Sissa di Trieste, dove lavoro, stabilisce le norme sui brevetti per il personale della scuola. Naturalmente la Sissa "favorisce la brevettazione e la valorizzazione economica dei risultati delle ricerche" che risultano in invenzioni brevettabili.
Con un buffo distinguo: se sei un "inventore-dipendente" (cioè un professore garantito che guadagna un ottimo stipendio) hai l’esclusiva sui diritti derivanti dall’invenzione, e devi versare alla Sissa il 40% dei proventi. Il restante 60% è tuo. Se invece sei un "inventore-soggetto non strutturato" (cioè un dottorando, un contrattista, insomma un precario qualunque) i diritti patrimoniali restano alla Sissa, che ti darà il 50% dei proventi. Il 10% di differenza se lo tiene la Sissa, insieme al diritto di vendere il brevetto e farne ciò che vuole. Il precario si consola con l’inalienabile diritto a essere riconosciuto come autore dell’invenzione, che però non si mangia.
Un chiarimento: non so quanto influiscano le spese di registrazione, che naturalmente sono a carico del titolare del brevetto, e se questa suddivisione sia comune nelle università italiane. Qualcuno me lo spiega? Intanto mi consolo sapendo che i ricercatori precari, come scritto nella proposta di autoriforma scritta dall’Onda nel novembre scorso, ritengono "essenziale lo sviluppo di forme non commerciali della loro tutela (GPL/Creative commons) in contrapposizione al brevetto".
Qui il testo del regolamento Sissa