Catering vegano per tutti/e

E siamo di nuovo al 1 novembre: World vegan day! Quest’anno il tema della giornata mondiale dell’orgoglio vegano è Catering vegano per tutti. Se non sapete da che parte cominciare per mettere in piedi un catering che serve solo cibo vegano potete scaricare il libretto di istruzioni per feste vernissage e matrimoni qui. Se volete strafare c’è anche quello per ospedali e case di cura qui. In Romagna il Vascello vegano fornisce catering a concerti e centri sociali da un bel pezzo. Quelli più fighetti li trovate online, basta un motore di ricerca. E attenti alla consistenza dei cibi: mangiare una torta vegana in piedi può essere molto pericoloso.

 

Tremonti sfrattato a Pavia

Ricevo e pubblico volentieri la descrizione dello sfratto subito oggi dal ministro Tremonti. Gli studenti dell’Università di Pavia sono entrati nel suo studio di professore universitario (in cui non mette piede da 14 anni) e lo hanno sfrattato…

"Questa mattina, martedì 28 ottobre, si è tenuta presso il cortile del rettorato l’assemblea delle assemblee di facoltà, partecipata da un migliaio di studentesse e  studenti. Ogni facoltà contro la legge 133 ha relazionato alle altre sull’evolversi delle mobilitazioni. Sono intervenuti anche dottorandi, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, oltre a una studentessa dell’assemblea della facoltà di lettere dell’università La Sapienza di Roma.

Al termine dell’assemblea, studentesse e studenti sono partiti in corteo verso lo studio del professor Giulio Tremonti, estensore della legge 133 e ordinario di diritto tributario presso il dipartimento di economia pubblica e territoriale dell’università di Pavia. Non avendo trovato il professore in studio, essendo in congedo parlamentare da 14 anni, gli studenti hanno consegnato dei pizzini raccolti precedentemente in assemblea, in cui ogni studente ha elaborato un messaggio da fargli recepire. Gli studenti, ritenendo Tremonti, ministro dei tagli all’istruzione, incompatibile con ogni incarico accademico, hanno reso esecutivo lo sfratto dal suo studio. "Sprechi? Tagliamo i baroni" citava lo striscione appeso alla sua finestra.

Le riforme non le fanno i ministri, men che meno quelli che in università non mettono piede da anni, men che meno coi tagli indiscriminati. Le riforme dell’università le fa il corpo vivo dell’università. E ci stiamo lavorando…"

Probabilmente dio non esiste

There’s probably no God. Now stop worrying and enjoy your life. Con questo slogan la Atheist Campaign della Associazione umanista britannica, appoggiata dall’ateo per eccellenza Richard Dawkins, presto addobberà sessanta bus londinesi. Dopo il primo giorno di raccolta fondi online, la campagna aveva già raccolto cinque volte la cifra che si era posta come obiettivo totale. A gennaio, per tutto il mese, fatevi un giro per Londra e godetevi lo spettacolo.

Make music not money

Vedere il tuo liceo occupato dopo tanti anni ti ha fatto venire nostalgia della giovinezza? Niente, in confronto al libro Make music not money, Punk a Pavia 1990-2000: una raccoltona di storie, immagini, foto, flier, sulla storia dei DDI e del punk a Pavia e in Italia, una guida agli squat più loschi d’Europa e alle droghe più economiche degli anni novanta. Per presentare il video i DDI si sono riformati e sono in tour nei peggiori centri sociali del belpaese.

Un’ultima cosa: è un libro autoprodotto, lo trovate ai banchetti ai concerti oppure ordinatelo da loro. La qualità, non ci crederete, è ottima. Divertente, stampato bene, imperdibili i volantini dei concerti e l’estetica da fanzine punk taglia-e-incolla. Soprattutto però è una testimonianza pop ma radicale di un pezzo di controcultura italiana del decennio passato. L’idea di autogestione della musica che scaturiva in quei dischi e in quei concerti ha dato il suo contribuito anche alla cultura libertaria che oggi vive in una parte significativa di internet. 15 euro per 178 pagine formato gigante. Mi sembra di essere tornato ai tempi della Lega dei furiosi…

Kurt Vonnegut – Ricordando l’apocalisse

Se Gesù oggi fosse vivo, lo uccideremmo con un’iniezione letale. Ecco quello che io chiamo progresso. Lo dovremmo uccidere per la stessa ragione per cui venne ucciso la prima volta. Le sue idee sono troppo avanzate, tutto qui.

Ecco una frase che riassume molte delle caratteristiche di Kurt Vonnegut, lo scrittore americano scomparso un anno e mezzo fa dopo averci lasciato una manciata di romanzi indimenticabili. Ironia, capacità di parlare dei mali e delle speranze del nostro tempo in modo semplice, che si tratti di alieni o di Gesù, di presidenti o di scrittori di fantascienza squattrinati.

È da poco in libreria, pubblicato da Feltrinelli, un libro postumo a firma Vonnegut, Ricordando l’apocalisse (e altri scritti inediti sulla guerra e sulla pace) (192 pagine, 16 euro). Si tratta di una raccolta di una dozzina di racconti e scritti incentrati sulla guerra, il tema che ha accompagnato gran parte della vita di Vonnegut, da quando si è ritrovato ad essere prigioniero di guerra americano di origini tedesche a Dresda.

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Battle in Seattle

La battaglia di Seattle, cioè le manifestazioni contro il vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio che nel 1999 hanno dato il via al movimento contro la globalizzazione, diventa un film uscito da poco negli Usa. Il regista Stuart Townsend ha scelto di raccontare la storia da più punti di vista: un poliziotto, il sindaco e attivisti le cui vicende si intrecciano nel corso delle giornate di protesta.

E nonostante Battle in Seattle sia decisamente schierato dalla parte dei manifestanti, nel movimento americano c’è chi lo ha criticato parlando di blockbusterizzazione della realtà, perché enfatizza le violenze del black block rispetto alle pratiche pacifiche della maggioranza degli attivisti, anche di quelli più radicali. Guardatelo pensando a Genova.

 

Priscilla Wald: Contagio

Il contagio e i suoi significati simbolici, che emergono nei resoconti dei giornali, nel modo in cui la cultura popolare, i film e i media raccontano lo scoppio di un’epidemia o la diffusione di una malattia infettiva. Sono questi i temi di cui si occupa Priscilla Wald, del dipartimento di Women Studies della Duke University, nel suo ultimo libro, uscito da poco negli Usa e intitolato Contagious: cultures, carriers, and the outbreak narrative (Contagio: culture, portatori e la narrativa sulle epidemie, Duke University Press). L’ho incontrata a Seattle e le ho chiesto di spiegare i risultati della sua ricerca in profondità nella cultura popolare americana e nei resoconti che riguardano le malattie infettive, i contagi, le epidemie.

Di cosa parliamo quando parliamo di contagio?

Il contagio è più che un fatto epidemiologico. La circolazione dei microbi materializza la trasmissione delle idee e gli spostamenti delle persone, rendendo visibili le interazioni sociali delle nostre comunità e raccontando la storia nascosta di chi è stato dove e quando, e cosa ha fatto. E le narrazioni sulle epidemie nei media e nella cultura popolare seguono una trama tipica, che inizia con l’identificazione di un’infezione emergente, parla delle reti globali sulle quali si sposta e termina con il suo contenimento. Queste storie però hanno delle conseguenze. Stigmatizzano gruppi di persone, comportamenti e stili di vita. Pensiamo al modo in cui i migranti che arrivavano negli Stati Uniti all’inizio del ventesimo secolo, dall’Italia, dalla Russia, erano stigmatizzati in base alle malattie. Certo, ogni individuo che entra in una nuova comunità porta nuovi germi al suo interno, questo è vero. Ma l’idea che i migranti fossero una minaccia nazionale, cosa che veniva detta in quel periodo, non era vera. Inoltre, l’idea che chiudere le frontiere fermerà la malattia non è sempre valida: i microbi e i virus non rispettano i confini, e i portatori della malattia possono essere turisti, viaggiatori, non solo migranti.

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Anpi vs. Miracolo a Sant’Anna

Stasera ore 21.30 multisala Iris Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee. Visione collettiva poi riunione Anpi per decidere il da farsi. Chi non viene è un Pansa.

Far parte del Comitato giovani Anpi "Comandante Muro" di Piacenza significa anche ricevere sms così, dato che la tensione sul revisionismo anche dalle nostre parti resta alta. Dunque ieri sera ho visto il film oggetto di mille polemiche. Mi sono annoiato, anzitutto. Mi sono stupito per quanto fossero banali alcune scelte del regista: per esempio, americani e italiani parlano tra di loro in italiano, senza problemi. I tedeschi no. Oppure, le coincidenze molto forzate come il giornale che cade da una finestra proprio sul tavolo del diretto interessato. E il bambino? Vogliamo parlare del bambino? Direte, è una favola. Si, ma che due balle. Per rendere onore alla divisione "Buffalo" sarebbe servito un vero film di guerra, e non tre ore di noia a volte anche un po’ mielosa.

Riguardo alle accuse di revisionismo, sappiamo che la strage non fu causata dal tradimento di un partigiano e non fu una rappresaglia ma un atto premeditato, come ormai stradimostrato dalla storia e dai tribunali. Su questo Spike Lee fa grossi errori. Direte: è un’opera di fantasia, e in effetti non incolpa i partigiani. Ma non c’è solo quello. La cosa più fastidiosa, perfettamente coerente con il clima di revisionismo che stiamo vivendo, è l’assenza dei fascisti. Ci sono solo un ragazzo morto (ucciso dai partigiani cattivi, ovviamente) e un vecchio inoffensivo che verrà ucciso dai nazisti. Fascisti bravi ragazzi, fascisti innocui e un po’ rinco, fascisti tutto sommato patriottici che hanno commesso l’unico errore di allearsi con Hitler. 
Infine, i partigiani: eroici, umani, votati al sacrificio, ok. Ma sono solo quattro sfigati, sbandati, montanari disperati del tutto ininfluenti dal punto di vista bellico e politico, e si prendono anche le sassate della popolazione. Anche qui, niente di nuovo, ma da Spike Lee mi aspettavo qualcosa di meglio. Voto: attacco a sorpresa della volante sulla via Emilia, minare il cinema.

Prendere per il culo la paranoia del terrorismo

Amo Evan Roth. E’ un artista americano che costruisce delle piastre di metallo tipo stencil, visibili agli scanner che setacciano i bagagli negli aeroporti. Poi le riempie di scritte o immagini che compaiono sugli schermi della security e prendono per il culo i paranoici del controllo e della war on terror, e le infila nella borsa. Per esempio la bandiera astellestrisce, un taglierino, il classico dito medio.

Mi ha detto che domani prenderà un volo per Roma, con la piastra "Nothing to see here" nella valigia. Spero mi aggiorni su quello che succederà. Se lo arrestano vi faccio sapere. Intanto potete vedere qualche foto di controlli passati con successo e di altri stencil qui. E sotto trovate le istruzioni per far incazzare la security…

La Repubblica del gossip

Per farmi perdonare dei due mesi di silenzio del blog, voglio
segnalarvi una nuova applicazione da aggiungere al vostro Firefox. E’
più interessante di questo blog e prende un po’ per il culo La
Repubblica, e cosa c’è di più divertente che sputare nel piatto in cui
si mangia? 

Scaricatevi La Repubblica del gossip,
"una estensione per il tuo browser firefox che ti permetterà di
aumentare il livello di gossip della homepage di Repubblica", come
dicono quelli di Autistici/Inventati, e poi aprite repubblica.it:
avrete come per miracolo una visione più equilibrata di quelli che sono
i temi principali del giornale online più letto d’Italia.

Copincollo dal sito di republicofgossip: "Gli articoli dell’homepage di
Repubblica.it rispecchiano i reali interessi dei lettori: stupende
pubblicità, interessanti articoli di sport, moda, televisione,
spettacolo, gossip, tette, seni, culi, calendari, sesso, droga e
plastiche facciali… E probabilmente, loro vorrebbero fare di più! Ma
purtroppo qualcuno nella redazione di Repubblica.it è ancora
interessato a fornire notizie noiose su politica, economia o esteri.
Come far sì che ciò che veramente gli italiani voglio leggere, le
notizie di regime, emergano sul sito di Repubblica?"

Cliccate qui per scaricare direttamente l’applicazione. E non dite che i nerd di A/I non vi vogliono bene.