La favola di natale della medicina, con protagonisti le multinazionali farmaceutiche, i malati del Sud del mondo e i brevetti, è un editoriale scritto da un premio Nobel per l'economia.
Stiamo parlando di una delle più importanti riviste di medicina del mondo, il British Medical Journal, e di Joseph E. Stiglitz, critico del Fondo monetario internazionale e delle altre istituzioni finanziarie della globalizzazione, che ha scritto una favola intitolata «Scrooge e i diritti di proprietà intellettuale».
Chi è l'insensibile Ebenezer Scrooge che potrebbe curare i malati di tutto il mondo e invece pensa solo ad accumulare profitti? Ovviamente le multinazionali farmaceutiche, che utilizzando l'arma della proprietà intellettuale rallentano o impediscono la ricerca su molte malattie dimenticate, cioè quelle, come la malaria, che affliggono i paesi in via di sviluppo.
Del resto «le compagnie farmaceutiche spendono più in pubblicità e marketing che nella ricerca, più in farmaci 'lifestyle' che in quelli salvavita e quasi nulla per curare le malattie che colpiscono solo i paesi in via di sviluppo».
Il principe azzurro proposto da Stiglitz è un grande premio internazionale per la ricerca medica finanziato dai governi dei paesi ricchi, che compenserebbe chi sceglie di fare ricerca sulle malattie dimenticate accantonando gli obiettivi commerciali e il marketing e soprattutto rilasciando i dati delle ricerche in forma aperta: non brevettati ma a libera disposizione degli altri ricercatori e delle aziende produttrici.
L'informazione, come è noto, è un bene non rivale, cioè «è come una candela, ogni volta che se ne accende una non si diminuisce la luce di quella accesa prima». Applicare questa formula ai farmaci significherebbe per Stiglitz «fare il miglior uso possibile della conoscenza che acquisiamo, invece di accumularla avidamente e limitarne l'uso per chi non se la può permettere, come farebbe Scrooge. Questo è un pensiero che dobbiamo tenere a mente questo natale».