Si torna sul tema «morte dei giornali» con un libretto davvero ben scritto e documentato di Vittorio Sabadin, L'ultima copia del New York Times (Donzelli, 168 pagine, 15 euro).
Si legge tutta d'un fiato questa storia del declino dei giornali di carta e delle previsioni per il loro futuro, assediato dall'invasione di campo di internet e da quella del citizen journalism: cittadini che si fanno le notizie da sé.
Negli ultimi quindici anni i giornali hanno seguito strade piuttosto simili in tutto il mondo: riduzione del formato (e degli organici) per risparmiare carta e diventare più leggibili, esplosione di gadget e allegati per portare a casa qualche soldo extra, tentativi più o meno timidi di ampliare le forze dei propri siti internet.
Certo che in alcuni casi, come il Guardian inglese o alcuni quotidiani locali della Gannett statunitense, c'è stato più coraggio: articoli pubblicati in rete prima che sulla carta, raccolta di notizie dai lettori, uso degli strumenti collaborativi del web.
Probabile che molti li seguiranno, dato che secondo molti analisti nell'ora del giudizio universale (cioè quando tra pochi anni i quotidiani cominceranno a chiudere) si salverà solo chi già oggi ha sviluppato un rapporto virtuoso con internet, considerandolo uno strumento informativo da sfuttare e non un nemico da cui difendersi. Inutile dire che i piccoli-medi quotidiani italiani non nemmeno cominciato a pensare come reagire.
L'altro fortino per resistere all'assedio è quello scelto dai giornali iperlocali o da quelli fortemente radicati in una nicchia politica o culturale. I loro lettori potrebbero essere felici di pagarli di più pur di tenerli in vita. Per tutti gli altri il futuro sarà fatto di web, pubblicità e free press. Per quelli che avranno un futuro.