Come si comunica la scienza?

C'è Craig Venter anche nel libro di Yurij Castelfranchi e Nico Pitrelli, Come si comunica la scienza? (Laterza, 148 pagine, 10,00 euro). I due ricercatori, che si occupano del rapporto tra scienza e società, lo ritengono un esempio significativo di scienziato «post-accademico», tipico della fase nella quale i processi scientifici non sono più confinati all’interno dei laboratori e delle università ma devono aprirsi al dialogo con la società.

Alla scienza non basta più essere valida o corretta: deve essere anche socialmente robusta, cioè deve incontrare le esigenze, i problemi e le priorità dei cittadini. E per farlo deve parlare con loro e saperli ascoltare. Una questione di democrazia, dato che è ormai impensabile affidare soltanto all’esperto scelte importanti come quelle che riguardano, per esempio, la produzione di energia o la ricerca sulle cellule staminali. Per la scienza è anche un problema di sopravvivenza: per adattarsi, centri di ricerca e istituzioni scientifiche si stanno dotando sempre più spesso di uffici stampa, open days e campagne marketing.

Ma il modello «lineare» della comunicazione della scienza, che prevedeva la trasmissione a senso unico di sapere, dall’autorità costituita dal mondo della scienza verso un pubblico passivo, che poteva al massimo essere educato, non è più valido (se lo è mai stato). Oggi parlano di scienza tantissimi protagonisti differenti, dal ricercatore che scende in piazza all’associazione di pazienti che chiede di cambiare i protocolli di sperimentazione di un farmaco.

Allo stesso tempo, i cittadini prendono spesso la parola, tramite un referendum per esempio, ma anche all’interno di movimenti, oppure usando il loro potere di consumatori e scegliendo cosa acquistare e cosa no. Secondo Castelfranchi e Pitrelli, le nuove parole chiave della comunicazione della scienza cominciano a essere «dialogo» e «partecipazione», mentre il flusso di informazioni diventa orizzontale: saranno gli scienziati a dover ascoltare sempre più spesso quello che dice la società.

Il Manifesto, 5 aprile 2007