C’è chi si diverte a contare quante volte compare la parola «evoluzione» nelle riviste scientifiche. Uno studio apparso su PLoS Biology ha verificato l’uso del termine in trenta articoli, tutti sulla resistenza batterica agli antibiotici.
Il risultato è piuttosto netto: le riviste di biologia evoluzionista, come Evolution o Genetics lo usano molto più spesso di quelle mediche come Lancet o New England Journal of Medicine. Queste ultime usano più spesso parole come «emergere» o «diffusione» del carattere della resistenza agli antibiotici.
Eppure questo è uno dei meccanismi evolutivi meglio studiati e meno controversi. Secondo gli autori dello studio non c’è malafede. Semplicemente i ricercatori in discipline mediche usano termini più comuni, che spiegano meglio quello che accade in una popolazione batterica. Oppure considerano l’evoluzione un meccanismo lento e graduale, mentre la resistenza agli antibiotici è rapidissima.
Il problema è che è bastato controllare i media generalisti per accorgersi del fatto che c’è una correlazione diretta tra l’uso della parola «evoluzione» in un articolo scientifico e nella notizia che lo diffonde, per esempio, sul New York Times o sulla Bbc. Insomma, se nelle tue ricerche scrivi «evoluzione» probabilmente anche i giornalisti scriveranno «evoluzione» più spesso. Di questi tempi non può far male.