EuroMayDay008: il primo maggio precario che travolge i confini del futuro!

Ci rivolgiamo a tutti e a tutte; uomini e donne, precari e precarie,
native e migranti, lavoratrici e lavoratori dei call center, degli
aeroporti, dello spettacolo e della moda, dell’informazione e della
formazione, delle ricerca, delle cooperative sociali, della
distribuzione. Ci rivolgiamo agli operai e alle operaie, delle
fabbriche e dei servizi, agli studenti, alle associazioni, ai centri
sociali, alle mille forme di resistenza e di autorganizzazione che
ri-generano i territori e le metropoli martoriati dal vampirismo
neoliberista.

La precarietà picchia duro, nel lavoro e nella vita. Non è “sfiga”.
Non è cosa passeggera. Non è un problema sociale tra gli altri ne’ un
titolo di un giornale. Non è semplicemente la perversa proliferazione
di contratti atipici ne’ un dazio che le giovani generazioni sono
costrette a pagare per entrare nel mercato del lavoro.


È il modo contemporaneo di produrre la ricchezza, di sfruttare il
lavoro, di asservire ogni stilla della nostra vita al profitto delle
imprese. La precarizzazione è la crisi della rappresentanza politica e
sindacale del lavoro e nel sociale, e segna un punto sulla linea del
tempo rispetto al quale non si può tornare indietro. È il punto da cui
è necessario ripensare e sperimentare nuove forme e strategie di lotta;
contro lo sfruttamento, le gerarchie e le povertà.

Una lotta che parli chiaro e a voce alta, perché ricca di tutto ciò
che la precarizzazione nega e riduce al silenzio. Negli ultimi anni,
l’EuroMayDay ha costruito, in Italia e in Europa, uno spazio politico e
sociale, condiviso, in cui la presa di parola e il protagonismo dei
precari e delle precarie, senza mediazioni e mediatori, ha sperimentato
forme inedite di visibilità, comunicazione e conflitto.

Ma la Mayday è un processo sociale che si evolve di anno in anno,
per tutto l’anno, e questa edizione, a Milano, rilancia a partire dal
protagonismo dei migranti. Il lavoro migrante rivela i segreti della
precarizzazione. Il controllo dei confini produce gerarchie spesso
razziste tra regolari e irregolari, tra buoni e cattivi, criminalizzati
dalle retoriche della guerra e della sicurezza che servono solo a non
parlare di coloro che di lavoro muoiono, senza nessuna sicurezza.

La specificità dei migranti è vivere una doppia precarietà. Dentro e
fuori i luoghi di lavoro il legame tra permesso di soggiorno e
contratto di lavoro li ricatta, i Cpt e le espulsioni li minacciano
costantemente. La loro condizione riguarda però tutto il lavoro, è una
leva fondamentale della precarizzazione perché alimenta la
frammentazione, perché riduce gli spazi di libertà e le possibilità di
lotta. Ma in questi anni il protagonismo dei migranti ha prodotto
esperienze significative di lotta autonoma in nome della libertà di
movimento.

Il primo maggio, a Milano, vogliamo condividere questa forza,
amplificarla, congiungerla con quella degli altri precari. Condividere
esperienze che sono transnazionali, e che danno il segno di una May Day
che attraversa l’Europa da Aachen/Aquisgrana a Berlino, Copenhagen,
Hanau, Amburgo, Helsinki, Lisbona, Madrid, Malaga, Maribor, Napoli,
Palermo, Terrassa, Vienna… e va oltre, perché passa per la Tokyo MayDay
in Giappone, e si collega alla manifestazione dei migranti negli Stati
Uniti del prossimo primo maggio.

Vogliamo costruire una long/larga/lunga MayDay che sappia porre un
confronto serrato e continuativo, fra tutte le realtà lavorative,
sociali, sindacali che lottano, ogni giorno, in ogni dove, contro la
precarizzazione, sulle tematiche che da sempre hanno caratterizzato
l’idea del primo maggio precario: la continuità di reddito intesa come
un nuovo orizzonte delle politiche rivendicative, del welfare e la
trasformazione del protagonismo precario e migrante in un conflitto
nuovamente diffuso ed incisivo.

La precarizzazione, lo ripetiamo, picchia duro e segna una
discontinuità profonda con il passato. E’ un equilibrio sapiente fra
ricatto e consenso e agisce sul sociale in modo diverso, dividendoci e
confondendoci. Atomizza le nostre vite e saccheggia i territori e le
metropoli in cui viviamo. Milano è fresca di nomina per l’Expo 2015.
Tremiamo pensando alle conseguenze di ciò: l’orgia bipartisan
dell’orgoglio nazionale di speculazioni ed appalti allestirà il
palcoscenica nascosto per lo sfruttamento intensivo di lavoro precario
e migrante in un’oscena colata di cemento.

Non ci sono dubbi, siamo incompatibili con tutto ciò: se questa è
una vetrina che lo sia della nostra capacità di conflitto e di un’idea
di valorizzazione delle nostre vite ben differente Di questo si
discuterà nelle Fiere Precarie che precederanno, attraverseranno e
seguiranno la parade mettendo a confronto esperienze di autoproduzione,
di cooperazione e di condivisioni dei saperi.

Let’s MayDay

Guarda il poster

Milano, primo maggio, Porta ticinese, ore 15.00

www.euromayday.org

italy.euromayday.org