Richard Stallman: free science

Tocca a Richard Stallman, guru del free software, dire la sua sulla scienza e sull'Open Access. Anche se odia la parola «open», soprattutto se unita alla parola «source», mi ha parlato dei legami tra scienza, free software e movimento per l'open access nell'editoria scientifica.

Stallman sarà oggi a Roma alla Sapienza prima, e alla Camera dei Deputati poi. L'intervista completa è uscita su Liberazione, ma questa parte è inedita:

Il movimento per l’open access nella scienza è stato influenzato dall’esperienza del software libero. Si tratta comunque di libera circolazione della conoscenza, no?

L’ideale della cooperazione tra gli scienziati mi ha ispirato a fondare il movimento del free software. Da allora, questo ideale è stato danneggiato dalla commercializzazione della scienza: per questo sono felice che gli ideali del free software possano restituire il favore rinsaldando la cooperazione scientifica.

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Steven Rose: il cervello dopo l’11settembre

Sull'Unità di giovedì 24 maggio è uscita una mia intervista a Steven Rose, biologo, che dirige il gruppo di ricerca sul cervello e il comportamento della Open University, in Inghilterra. Alla carriera di ricercatore Rose ha da anni affiancato un lavoro culturale, ritagliandosi un ruolo di critico della visione strettamente deterministica della natura e del comportamento dell’essere umano. Quella, per intenderci, che fa sì che i giornali possano titolare «trovato il gene dell’omosessualità».

Per Steven Rose il cervello (la struttura più complessa tra quelle prodotte dall’evoluzione) deve essere studiato usando strumenti più ampi di quelli che le moderne neuroscienze hanno a disposizione. Anche se la frontiera della conoscenza scientifica del cervello si sta rapidamente spostando verso risultati sbalorditivi: nel suo ultimo libro, Il cervello del ventunesimo secolo, Rose si è dedicato proprio alle conseguenze dello sviluppo delle neuroscienze e delle tecnologie di intervento sul cervello umano. Conquiste importanti ma delicate, nel momento in cui la possibilità di manipolare una mente umana si fa sempre più reale.

Professor Rose, scienza e tecnologia stanno esplorando sempre più a fondo il nostro cervello. La scienza svelerà i misteri della mente? Continue reading “Steven Rose: il cervello dopo l’11settembre”

Il manifesto degli anfibi, tra scienza e società

A Trieste abbiamo presentato il manifesto per un’alleanza fra scienziati e cittadini. Lo firmiamo in tanti – già più di cento – giovani e anfibi. Anfibi vuol dire che stiamo dentro e fuori la ricerca e la comunicazione, ci muoviamo sulle interfacce della relazione tra scienza e società.

Il testo del manifesto è questo:

«Siamo un gruppo di ricercatori e comunicatori della scienza che unisce alla pratica quotidiana del proprio lavoro un’attenta riflessione teorica sulle implicazioni economiche e culturali e sulle politiche di gestione dello sviluppo scientifico e tecnologico, nella convinzione che i rapporti tra scienza e società siano oggi un elemento cruciale per interpretare il mondo in cui viviamo.

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Donghong Cheng: la scienza in Cina

A Trieste ho parlato con Donghong Cheng (foto), segretario esecutivo dalla China Association for Science and Technology (Cast), che si occupa di comunicazione della scienza tramite alcuni progetti di dimensioni bibliche: un «treno della scienza» e una flotta di autobus, per esempio, che nel giro di un anno hanno raggiunto qualcosa come sessantadue milioni di persone concentrate nelle aree più remote (e più povere) del paese, agli antipodi delle esplosive città della Cina orientale. Portando loro scienziati in carne e ossa, informazioni, musei intineranti… e diffondendo una cultura scientifica che è indispensabile per un paese che si candida a diventare capofila dello sviluppo globale.

Lo dimostra la Legge sulla divulgazione della scienza e della tecnologia, promulgata dal governo cinese, che obbliga tutti i media, dalla radio, ai giornali, alle tv, a dedicare più spazio alla scienza. E secondo la quale «chi usa la divulgazione della scienza per accumulare soldi, beni di valore o turbare l'ordine sociale verrà criticato e rieducato da una apposita commissione».

Nonostante i rischi legali e il codazzo di guardie del corpo che vigilano su quello che fa, Donghong è molto disponibile e non si tira indietro di fronte a qualunque tipo di domanda: il problema delle centinaia di migliaia di sfollati causati dalla costruzione delle grandi dighe? Un semplice scambio tra comunità locali e governo («no pain, no gain»). I diritti umani? Un sistema di valori che necessita di un retroterra culturale su cui innestarsi. Il pubblico della Fiera internazionale dell'editoria scientifica di Trieste le ha chiesto di tutto, dai diritti umani, appunto, al protocollo di Kyoto, dagli Ogm (grande motivo di pressione delle multinazionali sul governo cinese) al sistema educativo del suo paese.

L'intervista è uscita sull'Unità di oggi.

 

Luci e ombre di Google

Su Liberazione di oggi una mia intervista a Ippolita, «Comunità di scriventi» che ha da poco pubblicato il suo secondo libro: Luci e ombre di Google. Sotto l’intervista e qui il libro scaricabile gratuitamente.

«Don’t be evil», non essere cattivo. È il motto di Google, paradiso dell’accesso alla conoscenza, dell’innovazione e della gratuità. Ma Google ha anche un’altra faccia, più nascosta ma non meno importante, il suo lato oscuro: il principale strumento con cui navighiamo sul web e cerchiamo informazioni è un grande fratello tecnologico?

Se lo chiede Ippolita, nome collettivo di un gruppo di ricercatori e attivisti che si dedicano ad analizzare con uno sguardo critico la rete e le tecnologie dell’informazione. Con un’attenzione particolare agli aspetti tecnici – alcuni di loro sono informatici – ma senza mai separarli dai loro rapporti con le pratiche sociali che animano internet. Anche per questo il loro ultimo libro, Luci e ombre di Google. Futuro e passato dell’industria dei metadati (Feltrinelli, 176 pagine, 9,50 euro) è scaricabile gratuitamente dal sito di Ippolita ed è rilasciato sotto licenza Creative Commons: chiunque può usarlo, modificarlo, pubblicarlo se non ne fa uso commerciale.

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Buon compleanno videogame!

pong.jpg15 maggio 1967: Ralph H. Baer (foto), un ingegnere di origini tedesche non più giovanissimo, scampato alla persecuzione nazista degli ebrei rifugiandosi negli Stati Uniti con la famiglia, insieme al suo amico e tecnico elettronico Bill Harrison realizza il suo sogno di dare ai videogame la possibilità di raggiungere le masse.

Nel piccolissimo laboratorio di Nashua, NH, la prima consolle collegabile a uno schermo televisivo entra in funzione e inaugura un'era. La consolle si chiamava Brown Box, e nelle parole di Bauer il gioco Bucket Filling Game, in cui bisognava svuotare la metà blu dello schermo pompando con l'unico tasto a disposizione, «era primitivo, ma era solo l'inizio e fu divertente, almeno per un po' di tempo».

Dagli appunti di laboratorio del 15 maggio: «La prima partita è stata giocata da R.H. Baer e W. Harrison. Il nome del vincitore non verrà reso noto». Come scrive Benj Edwards su 1UP.com, «Mentre gli hippie nelle strade di San Francisco mettevano fiori nelle canne dei fucili, nel nevoso New Hampshire due uomini costruivano in modo artigianale il futuro del divertimento elettronico nel cuore di una macchina da guerra commerciale, la televisione. Nel maggio del 1967 i primi videogame del mondo – come li conosciamo oggi – fecero il loro silenzioso e modesto ingresso nel mondo».

La ricchezza della Rete

E' uscito il libro di Yochai Benkler, La ricchezza della Rete. La produzione sociale trasforma il mercato e aumenta le libertà (Egea, 612 pagine, 34,50 euro). Potete scaricarlo in italiano da qui.

Un libro importante (e imponente), che cerca di tracciare un ritratto della società dell'informazione in rete. La tesi principale, di cui l'autore rintraccia conferme nel giornalismo, nel software, nella biomedicina, nelle relazioni sociali, è che la commons-based peer production – la produzione orizzontale basata sui beni comuni informazionali – sia uno strumento di liberazione dell'individuo e di progresso economico e sociale.

Anche nella scienza: non soltanto nel campo dell'editoria scientifica, nel quale l'Open Access si sta affermando ogni giorno di più. Ma anche, direttamente, nei processi di produzione del sapere tecnoscientifico. A Yochai Benkler ho fatto un paio di domande proprio sulla scienza, alla presentazione del libro il 10 maggio a Milano.

Professor Benkler, crede che la produzione orizzontale renda possibile qualcosa come una scienza 2.0? Continue reading “La ricchezza della Rete”

La malattia della collaborazione

Anche l'Organizzazione mondiale della sanità sperimenta la collaborazione in rete, e lo fa per stilare la sua undicesima versione della Classificazione mondiale delle malattie, il codice rinnovato periodicamente che identifica tutte le patologie che affliggono l'umanità.

Prima d'ora questi sistemi di classificazione erano stilati da panel ristretti di esperti, ma le tecnologie dell'informazione permettono ora di aprire il lavoro di ricerca all'intera comunità medica, che grazie al suo rapporto con il territorio potrà fare un lavoro molto più capillare di quello che potrebbero svolgere gli esperti nominati dall'Oms.

Come afferma Robert Jakob, il responsabile dell'Oms per il sistema di classificazione, «il numero di persone che possono partecipare è sempre limitato, in un modo o nell'altro. E' questa la vera novità di oggi: con questi approccio online, praticamente chiunque ha la possibilità di fornire input».

Del metodo Wikipedia verrà però scartata una delle caratteristiche principali: la possibilità aperta a tutti di editare le voci dell'enciclopedia online. Nel caso Oms ci sarà infatti un filtro composto dagli esperti, per evitare errori o informazioni distorte.

Attacco a Cryptome

«Dear Mr. Young,

This letter is to notify you that we are terminating your service for violation of our Acceptable Use Policy, effective Friday May 4, 2007. We are providing you with two week notice to locate another service provider.»

Da queste poche righe Cryptome, il sito di controinformazione di John Young (foto) ha appreso che il suo provider smetterà di fornirgli il servizio di hosting.

Il provider non fornisce alcuna spiegazione salvo accusare Cryptome di «Violazione delle policy di uso». Non è chiaro quale sia il legame tra questa misura e l'attività di Cryptome, un sito che funziona come una raccolta di informazioni relative a libertà di espressione, privacy, crittografia, oltre a documenti segreti dei governi di tutto il mondo. Noto anche per aver pubblicato foto segrete di soldati statunitensi morti in Iraq e liste di agenti dell'intelligence americana, Young ha avuto diversi problemi con la legge, comprese alcune visite della Fbi.

Ora il gestore di Cryptome si chiede se dietro alla decisione del suo provider ci siano pressioni governative o azioni legali segrete. Per saperlo, chiede ai responsabili del provider di scrivergli in forma anonima, se necessario per tutelare il loro posto di lavoro.

Update 2 maggio 2007: Cryptome è ora raggiungibile a questo indirizzo: http://cryptome.sabotage.org/

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La fisica di Chavez

«Un piano di destabilizzazione del paese.» Secondo la Asamblea Bolivariana de Trabajadores del Ivic la solidarietà raccolta dal fisico Claudio Mendoza, che è stato sollevato dal suo incarico di direttore di laboratorio dell’Instituto Venezolano de Investigaciones Cientificas per aver pubblicato su un quotidiano nazionale un articolo sarcastico sulla politica nucleare del Venezuela, è addirittura un caso di tradimento della patria.

La vicenda è esplosa dopo che nell’autunno 2006 Mendoza aveva attaccato il governo bolivariano di Chavez, che ha stretto un’alleanza in campo nucleare con l’Iran di Ahmadinejad e che viene accostato anche alla Corea del Nord, l’altro pretendente all’ingresso nel club atomico.

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