Nel 2030 moriremo così

Il Global Burden of Disease Project, finanziato dalla Banca mondiale e condotto dalla Harvard University e dall’Organizzazione mondiale della sanità, lavora dal 1993 alle stime delle principali cause di morte.

Ora ha pubblicato su Plos Medicine le sue proiezioni di qui al 2030.

I tre scenari ipotizzati sono caratterizzati da diversi livelli di sviluppo socio-economico, ma hanno in comune l'aumento dell'età media in tutto il mondo e la diminuzione dei morti per malattie infettive, con l'importante eccezione dell'Aids, che aumenterà comunque le sue vittime.

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L’ultimo Bad Trip

La notizia la dà Nero. Sabato 25 novembre a La Spezia è morto il Professor Bad Trip, artista underground, fumettaro e formidabile interprete delle mutazioni bio-psico-tecnologiche dei nostri anni.

Nei suoi mondi le persone erano ibridi maledetti tra corpi e macchine, e le loro menti sopravvivevano soltanto grazie a sostanze chimiche e protesi tecnologiche.

Il sottobosco dei suoi techno-ribelli si nascondeva nel caos delle città devastate dall'inquinamento e dalle tecnologie del controllo, computerizzate o psicotrope.

Addio, Professore. Che i tuoi sogni sfuggano alla Onirikon Transcorporation e continuino a nutrire le rivolte dei distops del 50° livello.

Lo ricordano Gomma, Indymedia e Carmilla.

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Biocarburanti dall’Africa all’India

L'India investirà 250 milioni di dollari per la produzione di biodiesel in Africa occidentale. Saranno quindici i paesi africani interessati, tra i quali Benin, Mali, Nigeria e Senegal, guidati dal Ghana. Per cominciare si parla di arrivare a 150.000 ettari di piantagioni di Jatropa, una pianta che tollera la siccità, sviluppando anche le tecnologie necessarie per trasformarla in carburante e trasportarla.

Le grandi nazioni del cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India e Cina) sono in una fase di sviluppo forsennato, e la loro sete di fonti di energia aumenta. L'India, particolarmente sprovvista di fonti autoctone, importa il 70% del suo fabbisogno di idrocarburi. Ora dirige lo sguardo (e un bel po' di soldi) verso il biodiesel e verso l'Africa, che da parte sua è alla ricerca di energia a basso costo e di occasioni per monetizzare le sue immense possibilità agricole.

Per l'India si tratta di un investimento a medio termine in vista dell'obiettivo di soddisfare con i carburanti vegetali il 20% della sua domanda energetica entro il 2012. Senza contare che anche Brasile e Cina cominciano a considerare l'Africa un importante partner commerciale.

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A fin do mundo!

Il 24 ottobre il Wwf presenta in Cina il suo nuovo Living Planet Report. Il documento contiene una data che in poche ore fa il giro del globo, rimbalzando su tutti i giornali: la data della fine del mondo. È il 2050, anno in cui, a questi ritmi di crescita, serviranno le risorse di due Terre per far fronte alle esigenze dell'umanità. Nuovi pianeti abitabili non sono in vista, e la catastrofe si avvicina.

È l'eterno ritorno delle paure millenaristiche? Un bug ecologico di inizio millennio? Consultando la sfera magica del web appare una risposta fredda e implacabile: siamo pieni di profezie che annunciano la fine del mondo. Senza entrare nel merito delle solidissime ragioni del Wwf, si può considerare questo episodio come uno dei tanti che periodicamente rimescolano il frame «apocalisse» all'interno della cultura globale.

Il sito più completo tra i tanti che parlano di fine del mondo è Doomsday Guide, che costruisce una tassonomia maniacale dei diversi tipi di fine del mondo. Religiosa, tecnologica o ecologica, annunciata da oscure profezie indiane o dal libro delle rivelazioni, nucleare o naturale, su Doomsday Guide c'è una fine del mondo per tutti i gusti.

Scaricatevi la guida per prepararvi a sopravvivere alla fine del mondo.

Scaricatevi anche il report del Wwf.

Leggete cosa succederebbe se la specie umana scomparisse improvvisamente. Qui c'è anche un bel grafico.

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