Staminali di marca

L’impero Virgin si allarga anche alle cellule staminali. Pochi giorni fa il suo ricchissimo patron Richard Branson ha annunciato la creazione della Virgin Health Bank, una banca di staminali prelevate da cordone ombelicale.

Per conservare le prezione cellule Virgin chiederà ai genitori del neonato la modica cifra di 1.500 sterline.

Ma le staminali saranno messe a disposizione anche del servizio sanitario britannico, dividendole salomonicamente: 50 per cento nelle cassette di sicurezza criogeniche delle Virgin, 50 per cento al sistema pubblico.

Nel mondo esistono molti esempi di banche di staminali private, ma nessuna con la potenza economica di Virgin: la userà per aumentare il mercato, per esempio con campagne marketing? Comunque Branson ha dichiarato che i proventi della nuova attività verranno devoluti proprio alla ricerca sulle staminali.

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Google e gli altri

«La missione di Google è organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili», lo dichiara poco modestamente la stessa azienda. Però non c'è dubbio: i motori di ricerca sono indispensabili per leggere quel formidabile strumento della cultura umana che è il Web, e Google si è imposto su tutti come il motore di ricerca per eccellenza.

Da una piccola stanza di Stanford stracolma di computer di seconda mano all'attuale gigantesco Googleplex di Mountain View, Sergey Brin e Larry Page hanno dotato la loro creatura di due caratteristiche vincenti: l'algoritmo di ricerca PageRank e un'immensa potenza di calcolo e di memoria.

In Google e gli altri. Come hanno trasformato la nostra cultura e riscritto le regole del business (Raffaello Cortina, 395 pagine, 24,50 euro) John Battelle, uno dei fondatori della rivista Wired, ricostruisce la storia di Google e della gara con «gli altri»: Yahoo!, AltaVista, Excite.

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Il meglio della coscienza visiva

Avete mai provato a camminare per strada, fare la spesa o viaggiare facendo caso a quanto del vostro tempo viene registrato da una telecamera di sorveglianza? E avete mai pensato alla mole enorme costituita dalla massiccia registrazione delle nostre comunicazioni, email e telefonate? È un flusso continuo di immagini e parole, una quantità di dati infinitamente più elevata della capacita umana di analizzarla. Il problema di come migliorare le nostre prestazioni visive e cognitive se lo è posto Darpa, l’agenzia di ricerca avanzata del Pentagono, puntando su quelle ricerche che cercano di integrare tre sistemi: hardware, software e wetware, come viene chiamato l’umido cervello umano che interagisce con i sistemi informatici.

Paul Sajda, bioingegnere del Laboratorio di Intelligent Imaging e Neural Computing della Columbia University di New York, sostiene che «il nostro sistema visivo è il miglior processore visuale che ci sia, stiamo soltanto cercando di accoppiarlo con le tecniche di visione computerizzata per rendere più efficiente la ricerca in grandi quantità di immagini». Sponsorizzato da Darpa, Sajda sta lavorando a C3Vision, letteralmente il «Sistema di visione accoppiata computer-corteccia»: una nuova interfaccia tra cervello e macchina che darà vita a un identificatore di immagini che operi più rapidamente della coscienza umana, combinando la velocità di calcolo del cervello umano e quella dei computer.

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Cyber terrorista è lo Stato!

Anche il Department of Homeland Security statunitense, nato sull’onda della guerra al terrorismo post-undici settembre, se la prende ogni tanto con i movimenti sociali. Nel febbraio scorso il Dhs ha iniziato i suoi wargames contro il terrorismo cibernetico: un’esercitazione anti-intrusione nei sistemi informatici che ha coinvolto un centinaio di organizzazioni non solo americane ma anche canadesi, britanniche e australiane.

Si trattava di coordinare la risposta a un attacco via computer, simulando le reazioni delle diverse strutture e le ripercussioni sul sistema dei trasporti o su quello dell’informazione, per esempio. Il Dipartimento per la sicurezza nazionale non aveva però svelato i particolari tecnici né «politici» dell’esercitazione. Così la sorpresa di scoprire i protagonisti della simulazione la dobbiamo a Cryptome, il sito di controinformazione che si diverte (a costo di essere costantemente nel mirino delle forze dell’ordine) a pubblicare documenti secretati dai governi, soprattutto quelli relativi a «libertà di espressione, privacy, crittografia, tecnologie, sicurezza nazionale, intelligence».

Cryptome ha reso pubblico un documento del Dhs dal quale veniamo a sapere, non senza sorridere, che l’importante simulazione di febbraio riguardava un attacco di «Freedom not bombs», un fantomatico movimento cyber terrorista il cui nome ha una somiglianza perlomeno sospetta con Food not bombs, l’organizzazione pacifista che distribuisce pasti vegani agli homeless.

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