La grande truffa della street art

Guardare Exit through the gift shop in un multisala di Hollywood è il modo migliore per apprezzare al meglio quelle che per me sono le doti principali di questo film. Attenzione, il regista è il famoso graffitaro inglese Banksi, ma non fatevi trarre in inganno. Il protagonista principale non è lui ma Mr. Brainwash, il nuovo galmourissimo street artist di Los Angeles, capace alla sua prima mostra di vendere pezzi per un milione di dollari ed essere chiamato a creare la copertina di un disco di Madonna. Dalla strada alle case dei collezionisti di Bel Air senza capire nemmeno bene il perché.

La prima parte del film, in cui l’antieroe Thierry, ossessionato dalla sua telecamera e cugino nientemeno che di Invader diventa il filmaker (e complice) di tutti i più famosi artisti della scena losangelina ed europea è fantastica. Esterno notte, camera a mano e si scalano muri, si incollano stencil, si ritagliano cartelloni pubblicitari, si scappa dalla polizia con personaggi del calibro di Invader, Shepard Fairey, Banksi, Zeus e chi più ne ha più ne metta.

La seconda parte è invece la rivelazione di Mr. Brainwash e della sua capacità assolutamente incredibile di svelare al mondo come l’estetica di strada possa essere trasformata in business e moda. E senza nemmeno pretendere di essere un artista! Un capannone a Hollywood, le giuste raccomandazioni, qualche decina di migliaia di dollari – basta ipotecarsi la casa – la copertina giusta sul giornale giusto, e ovviamente il palcoscenico di Los Angeles.

Questo film è il funerale della street art degli anni 00. Dopo averlo visto, non guarderete più uno stencil nello stesso modo. È un film fantastico, scaricatelo. 

Luttazzi: quello che non sapete su Gaza

Come giustamente sottolinea Ricambi riciclati, è un comico a tradurre sul suo blog questo piccolo aiuto a comprendere cos’è la striscia di Gaza. Copincollo da danieleluttazzi.it:

Il NYTimes di oggi pubblica un articolo interessante di Rashid Khalidi, professore di studi arabi alla Columbia, autore di “Sowing Crisis: The Cold War and American Dominance in the Middle East”.

* * *

Quello che non sapete su Gaza

di Rashid Khalidi

Quasi tutto quello che siete stati portati a credere su Gaza è
sbagliato. Alcuni punti essenziali sembrano mancare dal discorso,
svoltosi per lo più sulla stampa, circa l’attacco di Israele alla
striscia di Gaza.

Il popolo di Gaza
La maggioranza di chi vive a Gaza non è lì per scelta. Un milione e
cinquecentomila persone stipate nelle 140 miglia quadrate della
striscia di Gaza fanno parte per lo più di famiglie provenienti dai
paesi e dai villaggi attorno a Gaza come Ashkelon e Beersheba. Vi
furono condotte a Gaza dall’esercito israeliano nel 1948.

L’occupazione
Gli abitanti di Gaza vivono sotto l’occupazione israeliana dall’epoca della Guerra dei sei giorni (1967).
Israele è tuttora considerata una forza di occupazione, anche se ha
tolto le sue truppe e i suoi coloni dalla striscia nel 2005. Israele
controlla ancora l’accesso all’area, l’import e l’export, e i movimenti
di persone in ingresso e in uscita. Israele controlla lo spazio aereo e
le coste di Gaza, e i suoi militari entrano nell’area a piacere. Come
forza di occupazione, Israele ha la responsabilità di garantire il
benessere della popolazione civile della striscia di Gaza (Quarta
Convenzione di Ginevra).

Il blocco
Il blocco della striscia da parte di Israele, con l’appoggio degli
Stati Uniti e dell’Unione Europea, si è fatto sempre più serrato da
quando Hamas ha vinto le elezioni per il Consiglio Legislativo
Palestinese nel gennaio 2006. Carburante, elettricità, importazioni,
esportazioni e movimento di persone in ingresso e in uscita dalla
striscia sono stati lentamente strozzati, causando problemi che
minacciano la sopravvivenza (igiene, assistenza medica,
approvvigionamento d’acqua e trasporti).

Il blocco ha costretto molti alla disoccupazione, alla povertà e
alla malnutrizione. Questo equivale alla punizione collettiva –col
tacito appoggio degli Stati Uniti- di una popolazione civile che
esercita i suoi diritti democratici.

Il cessate-il-fuoco
Togliere il blocco, insieme con la cessazione del lancio dei razzi, era
uno dei punti chiave del cessate-il-fuoco fra Israele e Hamas nel
giugno scorso. L’accordo portò a una riduzione dei razzi lanciati dalla
striscia: dalle centinaia di maggio e giugno a meno di venti nei
quattro mesi successivi (secondo stime del governo israeliano). Il
cessate-il-fuoco venne interrotto quando le forze israeliane lanciarono
un imponente attacco aereo e terrestre ai primi di novembre;
sei soldati di Hamas vennero uccisi.

Crimini di guerra
Colpire civili, sia da parte di Hamas che di Israele, è potenzialmente
un crimine di guerra. Ogni vita umana è preziosa. Ma i numeri parlano
da soli: circa 700 palestinesi, per la maggior parte civili, sono stati
uccisi da quando è esploso il conflitto alla fine dello scorso anno.
Per contro, sono stati uccisi 12 israeliani, per la maggior parte
soldati. Il negoziato è un modo molto più efficace per affrontare razzi
e altre forme di violenza. Questo
sarebbe successo se Israele avesse rispettato i termini del
cessate-il-fuoco di giugno e tolto il suo blocco dalla striscia di Gaza.

Questa guerra contro la popolazione di Gaza non riguarda in realtà i razzi. Né riguarda il “ristabilire la deterrenza di Israele”, come la stampa israeliana vorrebbe farvi credere. Molto più rivelatrici le parole dette nel 2002 da Moshe Yaalon, allora capo delle Forze di Difesa israeliane:”Occorre far capire ai palestinesi nei recessi più profondi della loro coscienza che sono un popolo sconfitto.”

Qui l’articolo originale

Link bombing – Reality TV reader 3

Maurizio Ronconi, Udc: "Più che Isola dei Famosi, l’Isola della vergogna"

Angela Azzaro, Liberazione: "Vladimir come Obama? E’ un po’ esagerato, ma fatecelo dire"

Dagospia: "E’ la fine del trans-comunismo"

Imma Battaglia, DiGayProject: "La tv con Vladimir ha cambiato sesso"

Vladimir Luxuria: "Scriverò un libro di favole transgender per bambini"

Antonio Dipollina, Repubblica: "Vlady si toglie la felpa con quella copre il povero bidello fuggito
sull’isola per motivi gelminiani e rimasto seminudo perché l’atroce
contessa lo aveva lasciato ad assiderare, rivendicando il predominio
totale della proprietà privata soprattutto se riferita ai nobili"

Elisabetta Gardini, Pdl: "Come ho piu’ volte tentato di spiegare non era la guerra dei ‘cessi’, ma la guerra dei sessi"

Francesco De Carlo, Megachip: "Bertinotti sceglie Luxuria. Veltroni sceglie Villari. Di Pietro sceglie
De Gregorio. Non sarebbe il caso di un banalissimo
colloquio di lavoro prima di assumere certa gente?"

Apocalittici e integrati – Reality TV reader 2

Simbolo della TV trash, del gossip, della degenerazione culturale. Oppure nuova forma di cultura popolare? Sei apocalittico o integrato? Al di là dei moralismi e snobismi degli apocalittici, i reality show possono essere visti come un fenomeno positivo. Partiamo dagli effetti politici: in alcuni paesi (copio da wikipedia) i reality sono stati veicoli di messaggi proibiti o tabù: nel 2005 in Cina il governo ha criticato il reality Super Girl perché troppo democratico e "volgare". Star Academy Lebanon ha portato nei paesi musulmani una situazione di convivenza tra uomini e donne: in alcuni posti, non è poco.

Un accenno alla teoria: un bel po’ di studiosi dei media hanno visto nei reality un potente portatore di messaggi politici. Leggetevi questo post di Henry Jenkins, in cui si parla del fatto che un reality show non è per forza mediocre e concentrato solo sull’ascoltatore medio per come lo immaginano i media. Anzi, può essere un modo per rompere l’accerchiamento dei dibattiti polarizzati e stupidi che ammorbano la TV. 

Restando a Jenkins, un integrato per eccellenza, mi aveva affascinato la sua lettura del reality come campo di battaglia tra produzione dal basso e colossi dei media. In Cultura convergente prendeva l’esempio di American Idol e di Survivor proprio per parlare di come le culture dei fan e degli utenti dei media possono mettere le mani sui contenuti prodotti dalle corporation dei media e cercare di crackarli. Imperdibile.

L’isola dei famosi – Reality TV reader 1

Non fate i finti tonti, lo sapete tutti: mancano due giorni alla proclamazione del vincitore dell’Isola dei famosi. Mentre la sinistra italiana e la casalinga di Voghera, finalmente unite nella lotta, soffrono e sperano nella vittoria di Vladimir Luxuria, ho deciso di dedicare un post al giorno a reality e Isola. Un po’ perché quest’estate, per un breve periodo, ho lavorato alla produzione di un reality show danese e mi sono divertito un sacco.

Ma anche perché mi sono appassionato all’Isola di quest’anno e al ruolo di Luxuria, che ha saputo portare la sua vita di transgender in un’arena in cui dominano qualunquismo e machismo. L’ha fatto con intelligenza e ironia, mostrando che chi ha scelto di transitare verso un altro genere soffre, ama, ride, spettegola e si diverte come tutto il resto del mondo.

In questi giorni su Liberazione, dopo le polemiche di una parte di Rifondazione per la partecipazione di Vladimir, c’è chi ha scritto – forse esagerando un po’ – che per la causa GLBTQ ha fatto di più lei all’Isola di dieci Gay Pride. Come minimo, ci ha fatto divertire e ha interpretato benissimo il formato reality. Come si a non amare chi in TV esce con un "auguri e figli trans" o prima della prova di resistenza al fuoco dice "Simona conosco metodi più semplici per farsi la ceretta" ma umilia chi la chiama faggot e ottiene le scuse di chi l’ha insultata indicandosi la vagina e dicendo "tu invidi questa"? Se l’applausometro degli spettatori in studio vale qualcosa, Vladimir Luxuria è di gran lunga la partecipante più amata di quest’anno.

Insomma lo scontro tra apocalittici e integrati è archiviato, e Vladimir sta rischiando di rappresentare la prima vittoria della sinistra da un paio d’anni a questa parte 🙂 Angela Azzaro, caporedattrice di Liberazione e di Queer, era stata facile profeta quando alle proteste dei militanti di rifo aveva risposto «Sono proprio quelle trasmissioni
che formano il consenso e stabiliscono un contatto diretto con quei
cittadini che ci hanno voltato le spalle».

Belen sei una stronza, Lucy santa subito!