L’ultima Bomba di Blair

Mentre in Gran Bretagna si muore di Polonio 210 e mezzo mondo si dispera per la possibilità che dopo la Corea del Nord anche l'Iran si doti della Bomba, il vulcanico Tony Blair annuncia che varerà un piano per rinnovare l'arsenale atomico britannico da qui al 2024, anno in cui ritiene che il deterrente nucleare sarà ancora indispensabile.

Oggi infatti si scopre che il damerino inglese, come lo chiamava Luigi Pintor, ha deciso di finanziare con qualcosa come cinquanta miliardi di euro (una finanziaria italiana e mezzo) lo sviluppo di un nuovo tipo di sommergibile nucleare della classe Vanguard, che scorazzerà per il mondo le testate strategiche Trident, di fabbricazione americana. Il parlamento britannico approva.

Niente male per un politico che, quando esisteva ancora il nemico sovietico, faceva parte della Campagna per il disarmo nucleare, un gruppo che chiedeva (e continua a chiedere) al governo di Londra il disarmo unilaterale. Oggi Blair definisce «naïf» il sogno di favorire il disarmo mondiale tramite un'iniziativa unilaterale, anzi sostiene che gli altri paesi interpreterebbero questo passo «più verosimilmente come una debolezza».

Nel suo intervento di oggi infatti ha dichiarato che «anche se la guerra fredda è finita, non possiamo essere certi che nei prossimi decenni non emergerà una grande minaccia nucleare contro i nostri interessi strategici».

Come spesso è successo in questi anni di governo, Blair deve comunque fronteggiare l'opposizione di una buona parte del partito laburista, cui concede di diminuire il numero delle testate nucleari di qualche decina di unità, da 200 a 160. Resta un numero spaventoso ma inferiore a quello degli ordigni in possesso di Francia, Israele o Cina. Russia e Stati uniti, che ne hanno rispettivamente 3500 e oltre 5000, se la ridono.