Dizionario del pensiero ecologico

Nell’era di Wikipedia e di Google, c’è ancora bisogno delle enciclopedie? Chissà se Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, e Daniele Guastino, professore di filosofia della Sapienza di Roma, si sono posti questa domanda mentre scrivevano questo libro. Insieme, hanno dato vita al Dizionario del pensiero ecologico. Da Pitagora ai no-global (Carocci, 440 pagine, 29,50 euro), un libro che ha la forma di una vera e propria piccola enciclopedia dell’ambientalismo mondiale.

Comunque, la risposta alla domanda, dopo aver letto il Dizionario, potrebbe essere: sì. Infatti il percorso seguito dagli autori caratterizza il libro e gli fornisce uno sguardo particolare, che dal magma della rete può faticare a emergere, ma che qui può aiutare il lettore a indagare i legami che l’ecologia stringe con il pensiero filosofico, ma anche con quello scientifico, con i movimenti e con le trasformazioni sociali oltre che con quelle strettamente ambientali. Anche perché nello sviluppo del pensiero ecologico, come sottolineano gli autori, “gli intrecci e i rimandi tra scienza e filosofia, tra umanismo e naturalismo, sono la regola”.

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George Church partecipa al genomics X PRIZE

George Church, genetista di Harvard, leader del Progetto Genoma Umano e fondatore della start-up biotech Codon Devices è entrato in uno dei team che gareggiano per vincere l’Archon X PRIZE, una gara da 10 milioni di dollari per il primo che sequenzierà cento genomi umani in 10 giorni per meno di 10.000 dollari l’uno.
Il Personal Genome X-Team di Church include un ingegnere aerospaziale, un fisico, un genetista e diversi bioinformatici.

Inoltre, per la felicità di Wired, George Church è un “Open Source Junkie”, un tossico dell’Open Source, e metterà in rete, liberamente disponibili per chiunque, la nuova generazione di sequenziatori genomici che nasceranno dal suo X-Team, per incoraggiare la cooperazione e fare in modo che tutti abbiano la possibilità di accedere al sequenziamento a basso prezzo.
E’ quello che fa anche con il suo Personal Genome Project, nel quale ha raccolto 10 volontari che hanno autorizzato la pubblicazione open del loro genoma sul web.

Meno ogm = meno carne

La notizia la prendo da Andrea,
che la intitola significativamente "due piccioni con una fava", ma
viene dal New York Times. Mariann Fischer Boel, commissaria europea per
l’alimentazione, avverte preoccupata
i ministri dell’Unione: la resistenza europea agli ogm mette a rischio
anche il mercato della carne aumentando i costi per l’allevamento di
maiali e polli: il mangime non-ogm costa di più.

Friends of the Earth Europe risponde che i prezzi dei mangimi
salgono perché gli agricoltori americani vendono i cereali ai
produttori di biocarburante, diminuendo l’offerta disponibile sul
mercato. Invece, durante la cena a porte chiuse in cui Fischer Boel ha
posto il problema, alcuni ministri dell’Unione si sarebbero trovati
d’accordo con lei e hanno dichiarato che le politiche europee sugli ogm
andrebbero riviste. Chissà cos’avevano mangiato.

I giovani ricercatori e la divulgazione

Sul sito del Ministero della salute è uscito il bando di finanziamento riservato ai ricercatori con meno di 40 anni. Lo ha presentato il senatore Ignazio Marino. Se lo leggete bene, vedrete che non si parla solo di scienza: un’importante esponente degli anfibi aveva proposto a Marino di inserire nel bando una parte legata alla comunicazione e alla discussione pubblica dei risultati delle ricerche finanziate.

Il suggerimento è stato accolto in parte, ma anche travisato: nel bando si parla della necessità di attuare "iniziative di divulgazione delle tematiche di ricerca affrontate verso l’opinione pubblica". Verso l’opinione pubblica? Noi chiedevamo di dare ai cittadini la possibilità di discutere, decidere, capire. Di dire la loro, non di ascoltare e basta. Mettersi in gioco di più potrebbe servire anche ai ricercatori. 

Il bando completo è qui.

350.000$ per sequenziare il tuo genoma

Dalla Technology Review del MIT di Boston arriva la notizia dell’uscita pubblica dell’ennesima start-up biotecnologica che offre servizi di genomica personalizzata: Knome da Cambridge, Massachusetts, la città di Harvard e del MIT, appunto.

Knome, come diverse altre aziende, offre screening di massa del tuo genoma per un prezzo piuttosto basso (dai 1000 ai 2500 $). Ma per i primi venti fortunati ricconi che possono permettersi di spendere 350.000 dollari c’è anche la possibilità di sequenziare tutti i 6 miliardi di basi che compongono il genoma di un individuo umano. Vi sembra troppo? Considerate che Craig Venter e James Watson ne hanno spesi un milione. Comunque, pare che le richieste siano già superiori alle capacità bioinformatiche di Knome: c’è la fila, insomma. 

Non ho l’arma che uccide il leone

Sono passati quasi trent’anni dall’approvazione della legge 180, o legge Basaglia, quella che ha chiuso i manicomi e ha messo l’Italia all’avanguardia nel campo della psichiatria del tempo. O meglio, dei diritti umani, applicati anche, guarda un po’, agli utenti psichiatrici.

A ricordare quel 13 maggio del 1978 contribuisce la ristampa di Non ho l’arma che uccide il leone (Stampa Alternativa, 336 pagine, 15 euro), uscito per la prima volta nel 1980, poco dopo la fine di quel periodo di lotte che aveva coinciso non per caso con gli anni settanta. L’autore, Peppe Dell’Acqua, è uno dei protagonisti dell’epopea del manicomio di San Giovanni a Trieste, il “Magnifico frenocomio” che con l’arrivo di Basaglia era diventato il principale laboratorio della liberazione dei matti dalle porte sbarrate, dalle inferriate e dal potere che si esercitava su di loro in tutte le piccolezze della vita quotidiana di un recluso in una “istituzione totale”.

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Clima: ogni presidente deve sapere che…

If you want to lead the free world, you’d better know your physics. Tradotto significa: vuoi diventare presidente degli Stati Uniti d’America? Allora devi conoscerne la fisica. Lo sostiene Nature, che fornisce agli aspiranti presidenti un test per confrontarsi con le loro conoscenze su energia, emissioni, consumi.

Le domande sono diverse, ma toccano molti degli argomenti più spinosi che la politica (e tutti noi) deve affrontare, non nei prossimi anni ma immediatamente. Per esempio: a quanti watt corrisponde la luce del sole che cade su un’area di un chilometro quadrato?

Quante morti per cancro sono state stimate per l’incidente di Chernobyl? C’è più energia nella benzina o nel TNT? Qual è l’efficienza massima della tecnologia a celle per il solare?

Intervista a Sara Horowitz

Dal Manifesto del 14 novembre un’intervista con Sara Horowitz, la studiosa e avvocato statunitense protagonista dell’esperienza di «Freelancers Union», un’organizzazione dei lavoratori «indipendenti» di New York. L’incontro e l’elaborazione di strategie di mutuo soccorso per resistere al «corporate business» nella Grande Mela.

Ci sono figure del lavoro che rivelano la portata delle
trasformazioni produttive avvenute nel sistema capitalistico; e ci sono
esperienze organizzative che stanno sfidando le forme tradizionali
della rappresentanza. Il variegato universo del «lavoro autonomo di
seconda generazione» – a cui Sergio Bologna ha dedicato una nuova
raccolta di scritti, Ceti medi senza futuro, al centro del seminario «Quale futuro per i lavoratori della conoscenza?»
che si è tiene il 15/11/07 all’Università La Sapienza di Roma – è
appunto tra questi.

O almeno è questa la scommessa di Freelancers
Union, organizzazione no-profit di New York che si è sviluppata
all’interno della costellazione del lavoro «indipendente» statunitense
(oltre il 30% della forza lavoro), offrendo a figure disperse nei mille
rivoli della metropoli risorse organizzative e strumenti rivendicativi.
La union si batte quindi per garantire le protezioni sociali a un «ceto
medio» precarizzato e impoverito. Allo stesso tempo, fornisce strumenti
di comunicazione e connessione, nonché svolge un ruolo di
intermediazione con lo stato e le imprese.

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