Verso l’alta tecnocrazia

«La tecnologia non è un privilegio per i ricchi, ma uno strumento per i poveri». A Kuala Lumpur in Malaysia, il 19 e 20 giugno scorsi, è nata UnGaid, l’Alleanza globale delle Nazioni unite per le Information and Communication Technologies (Ict) e lo sviluppo. Si tratta di una nuova agenzia dell’Onu che lavorerà per cercare di colmare il digital divide, cioè la ciclopica differenza nel possesso di mezzi di comunicazione tra Nord e Sud del mondo.

Non solo internet, ma anche cellulari, ricevitori satellitari e tutti gli altri strumenti che ci fanno entrare nell’infosfera sono infinitamente meno accessibili nei Paesi poveri rispetto a quelli ricchi. È una differenza che ha effetti negativi proprio sullo sviluppo, mentre le aree ricche del pianeta si avvicinano all’estensione totale dell’uso della rete e aumenta la diffusione di tutti quei ‘giocattoli’ che ci garantiscono l’accesso alle informazioni e alla conoscenza. UnGaid sarà un forum di discussione aperto a tutti gli interessati, un network di esperienze decentrate che non si sostituirà alle istituzioni e alle reti sociali che combattono il digital divide, ma ne coordinerà il lavoro stimolando il dialogo sul ruolo delle Ict nello sviluppo economico e nella lotta alla povertà.

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Cyber terrorista è lo Stato!

Anche il Department of Homeland Security statunitense, nato sull’onda della guerra al terrorismo post-undici settembre, se la prende ogni tanto con i movimenti sociali. Nel febbraio scorso il Dhs ha iniziato i suoi wargames contro il terrorismo cibernetico: un’esercitazione anti-intrusione nei sistemi informatici che ha coinvolto un centinaio di organizzazioni non solo americane ma anche canadesi, britanniche e australiane.

Si trattava di coordinare la risposta a un attacco via computer, simulando le reazioni delle diverse strutture e le ripercussioni sul sistema dei trasporti o su quello dell’informazione, per esempio. Il Dipartimento per la sicurezza nazionale non aveva però svelato i particolari tecnici né «politici» dell’esercitazione. Così la sorpresa di scoprire i protagonisti della simulazione la dobbiamo a Cryptome, il sito di controinformazione che si diverte (a costo di essere costantemente nel mirino delle forze dell’ordine) a pubblicare documenti secretati dai governi, soprattutto quelli relativi a «libertà di espressione, privacy, crittografia, tecnologie, sicurezza nazionale, intelligence».

Cryptome ha reso pubblico un documento del Dhs dal quale veniamo a sapere, non senza sorridere, che l’importante simulazione di febbraio riguardava un attacco di «Freedom not bombs», un fantomatico movimento cyber terrorista il cui nome ha una somiglianza perlomeno sospetta con Food not bombs, l’organizzazione pacifista che distribuisce pasti vegani agli homeless.

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