Più riviste per i poveri

Mille riviste scientifiche liberamente consultabili dai ricercatori dei paesi poveri. Anche se si tratta soltanto delle riviste di discipline legate all'ambiente, l'apertura dei loro archivi non è cosa da poco per i diretti interessati, gli scienziati dei paesi di Africa, Asia e Sudamerica che hanno un Pil pro-capite minore ai mille dollari (in Italia arriviamo a 27.000).

L'Online Access to Research in the Environment è un progetto lanciato il 30 ottobre dal Programma per l'ambiente dell'Onu e dall'Università di Yale. Per ora sono coinvolte settanta nazioni, ma dal 2008 si aggiungeranno altri trentasette paesi con un Pil pro-capite compreso tra mille e tremila dollari.

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Cina open access

Alla conferenza internazionale del Codata (Committee on Data for Science and Technology) che si è tenuta a Pechino dal 23 al 25 ottobre, il ministro della scienza e della tecnologia Xu Guanhua ha presentato il piano cinese di data sharing. Si parla di rilasciare in forma aperta, liberamente accessibile via internet, l’80% dei dati scientifici cinesi relativi alle «scienze pure» come matematica, fisica e chimica.

Per farlo la Cina vuole realizzare quaranta centri di raccolta dei dati entro il 2010, tutti accessibili liberamente (naturalmente attraverso il portale del ministero). Pare che molto del lavoro necessario sia già stato portato a termine, e che anche gli standard di condivisione siano a buon punto. La locomotiva scientifica cinese, che quest’anno ha investito otto miliardi di dollari e si aspetta di crescere del 19 per cento l’anno prossimo, si propone di fare da apripista al movimento globale per l’open access nella scienza. Anche perché la comunità scientifica cinese si è lamentata per la scarsa circolazione dei dati, e secondo Xu è proprio quella la causa del «mancato raggiungimento degli obiettivi cinesi riguardo all’innovazione». Proprio così.

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Un wiki per la scuola globale

Insegnanti di tutto il mondo unitevi! Se vi chiedete come far entrare nella scuola le potenzialità del cosiddetto Web 2.0, cioè di quelle applicazioni che permettono agli utenti della rete di non essere consumatori passivi ma di creare i propri contenuti in una forma sociale e condivisa, il Global Text Project è quello che fa per voi. Soprattutto se non siete insegnanti ma studenti in coda in libreria per l’acquisto dei costosissimi libri di testo scolastici.

Il progetto parte dall’Università della Georgia negli Stati Uniti, ma si propone di creare una rete in tutto il mondo per rendere disponibili testi a costo zero per gli studenti dei Paesi in via di sviluppo, che spesso non possono permettersi i libri necessari per l’educazione superiore. Non si tratterà di semplici libri e nemmeno soltanto di e-book, ma di wiki, cioè testi aperti alle modifiche che la stessa comunità scolastica vorrà apportarvi per migliorarli.

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Verso l’alta tecnocrazia

«La tecnologia non è un privilegio per i ricchi, ma uno strumento per i poveri». A Kuala Lumpur in Malaysia, il 19 e 20 giugno scorsi, è nata UnGaid, l’Alleanza globale delle Nazioni unite per le Information and Communication Technologies (Ict) e lo sviluppo. Si tratta di una nuova agenzia dell’Onu che lavorerà per cercare di colmare il digital divide, cioè la ciclopica differenza nel possesso di mezzi di comunicazione tra Nord e Sud del mondo.

Non solo internet, ma anche cellulari, ricevitori satellitari e tutti gli altri strumenti che ci fanno entrare nell’infosfera sono infinitamente meno accessibili nei Paesi poveri rispetto a quelli ricchi. È una differenza che ha effetti negativi proprio sullo sviluppo, mentre le aree ricche del pianeta si avvicinano all’estensione totale dell’uso della rete e aumenta la diffusione di tutti quei ‘giocattoli’ che ci garantiscono l’accesso alle informazioni e alla conoscenza. UnGaid sarà un forum di discussione aperto a tutti gli interessati, un network di esperienze decentrate che non si sostituirà alle istituzioni e alle reti sociali che combattono il digital divide, ma ne coordinerà il lavoro stimolando il dialogo sul ruolo delle Ict nello sviluppo economico e nella lotta alla povertà.

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