Quel copione di Brunetta

Il solito ministro Brunetta è il nostro Pierino, il nostro Gianburrasca. Stavolta si è fatto beccare dall’Espresso per avere spudoratamente copiato uno dei suoi pochi libri "scientifici", quelli con cui (a sentir lui) stava quasi per vincere il Nobel per l’economia.

A quanto pare il nostro ha pubblicato nel 1987 (editore Marsilio), il suo capolavoro, Microeconomia del lavoro, copiando intere frasi e grafici in cartacarbone da un libro americano del 1970, Labor Economics di Belton M. Fleisher e Thomas J. Kniesner, che naturalmente non si è preso nemmeno la briga di citare in bibliografia. 

Fatevi due risate leggendo l’articolo dell’Espresso e se siete davvero feticisti potete anche scaricarvi il pdf con tutte le incredibili scopiazzature del nostro adorabile discolo, leggendo magari anche la lettera aperta che avevo pubblicato un paio di mesi fa. Quando avete finito di ridere, pensate che Brunetta è il ministro che sta mettendo in croce i dipendenti pubblici fannulloni, che dovrebbero vergognarsi, eccetera. Perché in Italia un incompetente, falso e gradasso come lui può diventare non solo professore ordinario ma addirittura ministro? Potere del vecchio PSI e di Berlusconi – per tacer del Maurizio Costanzo Show

Riposo, soldato Sacconi

Da Marco Cattaneo, il direttore di Le Scienze, uno degli scritti più forti sul Disegno di legge in discussione dopo la morte di Eluana Englaro. Leggetelo e immergetevi nella realtà della malattia terminale e dei diritti, della dignità del cittadino.

Poi riflettete sulla frase contenuta nel Ddl: "l’alimentazione e l’idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e
fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in
alcun caso essere sospese da chi assiste soggetti non in grado di
provvedere a se stessi".

E’ un inedito affronto alle libertà individuali quello cui sta portando la scellerata dottrina Dio, Patria e Famiglia di questo governo colmo di personaggi liberali come Gengis Khan, nonché dell’ala beghina del PD, partito ormai allo sbando completo per quel che riguarda diritti civili e laicità, da cui non mi aspetto più nulla. Spero che lo scontro si sposti presto alla Corte costituzionale e in Europa.

Grazie Marco per il tuo racconto.

Le barriere dell’Europa senza barriere

Il motto del semestre di presidenza Ceca dell’Unione europea è "Europe without barriers". Scriverlo su delle barriere è un capolavoro di dadaismo, e questa foto del vicepremier Alexandr Vondra è segnalata ormai dai blog di mezzo mondo. Di certo, viste l’infelice uscita filoisraeliana con cui ha inaugurato il suo semestre dopo una settimana di massacri a Gaza, tra le barriere da abolire la presidenza ceca non include il muro della vergogna nei Territori occupati né il blocco criminale che affama Gaza e che (come nella foto) tiene lontana la stampa mondiale dal luogo del delitto.

Infatti secondo Praga le barriere da rimuovere sono quelle che limitano il movimento
di beni, capitale, servizi e lavoro. I diritti delle persone non sono
previsti. L’agenzia dell’Onu per i rifugiati (UNHCR) in risposta al motto ceco ha mandato a Praga
un memorandum sullo stato dei profughi nel continente, dicendosi
preoccupata per la legislazione vigente in Europa.

Link bombing – Reality TV reader 3

Maurizio Ronconi, Udc: "Più che Isola dei Famosi, l’Isola della vergogna"

Angela Azzaro, Liberazione: "Vladimir come Obama? E’ un po’ esagerato, ma fatecelo dire"

Dagospia: "E’ la fine del trans-comunismo"

Imma Battaglia, DiGayProject: "La tv con Vladimir ha cambiato sesso"

Vladimir Luxuria: "Scriverò un libro di favole transgender per bambini"

Antonio Dipollina, Repubblica: "Vlady si toglie la felpa con quella copre il povero bidello fuggito
sull’isola per motivi gelminiani e rimasto seminudo perché l’atroce
contessa lo aveva lasciato ad assiderare, rivendicando il predominio
totale della proprietà privata soprattutto se riferita ai nobili"

Elisabetta Gardini, Pdl: "Come ho piu’ volte tentato di spiegare non era la guerra dei ‘cessi’, ma la guerra dei sessi"

Francesco De Carlo, Megachip: "Bertinotti sceglie Luxuria. Veltroni sceglie Villari. Di Pietro sceglie
De Gregorio. Non sarebbe il caso di un banalissimo
colloquio di lavoro prima di assumere certa gente?"

Gent.mo Ministro Brunetta

Ricevo e pubblico volentieri questa lettera spedita oggi al ministro da un amico:

"Gent.mo Ministro Brunetta,

mi presento: sono uno dei tanti precari dell’Università Italiana. Ho terminato il mio dottorato nel 2005 e lavoro ora con degli assegni di ricerca annuali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Facoltà di Agraria.

SapendoLa rinomato Professore Ordinario, addirittura in passato prossimo al Nobel (stando alle Sue dichiarazioni durante la puntata di Matrix del 18 giugno 2008), mi sono incuriosito e ho raccolto alcune informazioni circa il Suo curriculum. A quanto ho trovato, Lei è diventato Associato con la grande sanatoria del 1982. Al tempo la Sua attività editoriale constava in una monografia e due saggi, nessuno dei quali su riviste internazionali referate. 

Sono poi passato a consultare il sito ISI Web of Science, che come Lei certo saprà è un pò la Bibbia per quelli come noi che lavorano nel mondo della ricerca: vi si trovano tante informazioni utili come il numero di lavori pubblicati su riviste internazionali referate, il numero di citazioni e parametri di impatto della propria attività scientifica come l’H index. Spesso faccio delle ricerche per confrontare il mio curriculum con quello dei colleghi, capire a che livello mi trovo rispetto a quelli più bravi di me, e spronarmi a fare meglio. 

Consultando la Sua pagina ad oggi ho trovato due lavori, uno del 1993 e nel 2001. Il numero totale delle citazioni ai Suoi lavori ISI assomma a zero. Anche il mio curriculum è comunque abbastanza modesto, faccio attività di ricerca dal 2003, ho 9 pubblicazioni ISI, un totale di 38 citazioni ed H index di 4. Dico modesto senza ironia in quanto vi sono altri precari nel mio stesso settore di ricerca che hanno pubblicato di più di me. 

Per concludere e non tediarLa ulteriormente, mi chiedevo quindi se, forte della Sua esperienza, potesse darmi qualche consiglio per muovermi meglio nel mondo della ricerca e magari raggiungere il tanto agognato posto fisso che Lei ricopre dal 1982. Sa com’è, già lavorare con i tagli ed i blocchi al turn-over è difficile, in più quando dico in giro che sono precario spesso mi guardano come se fossi un fannullone, e io mi vergogno molto perchè so bene che di questi tempi non c’è quasi insinuazione peggiore..

Distinti Saluti,

Xxxxxx Xxxxxx"

http://www.youtube.com/watch?v=pXKBd3Cg8f0

 

Bush contro il grande fratello

Mentre in Italia i migranti vengono discriminati sulla base di colore della pelle, faccia, reddito e paese di provenienza, il grande satana George Bush ha firmato il Genetic Information Nondiscrimination Act, una legge per impedire la discriminazione sulla base dei dati genetici. In un mondo in cui l’uso della genetica aumenta in modo vertiginoso e in cui in via teorica tutti potremmo conoscere i rischi che corriamo di contrarre alcune patologie, non è poco. La legge che era passata all’unanimità alle camere Usa – dopo qualche giochetto da parte di assicuratori e compagnia – è la prima al mondo dedicata in modo organico a questi problemi. La senatrice Olympia Snowe (repubblicana e sponsor del provvedimento), la chiama "la prima legge sui diritti civili del 21mo secolo".

In sostanza impedisce a datori di lavoro e assicurazioni a discriminare qualcuno in base al suo dna. Purtroppo però ha un bel po’ di bachi: per esempio non vieta di cedere i dati a terzi e non si applica ai militari. Non rende impossibile la discriminazione, ma si limita a renderla illegale. Come deterrente sarà abbastanza forte? Se verrà presa a esempio dal resto del mondo, dovrà essere soggetta a un po’ di dibattito in più. Anche se, di questi tempi, potremmo anche ritrovarcela peggiorata.

Vegan is not a crime

Il governo britannico ha risposto alla petizione, inviata da decine di personalità del mondo vegetariano, che chiedeva di "legalizzare" i termini "vegan" e "vegetarian". Non che sia proibito pronunciarli, ma non hanno quella definizione di valore legale che in campo alimentare è garantita, per esempio, al termine "biologico". Una bella differenza, quando un consumatore deve valutare l’etichetta di un prodotto.

Ora il governo UK ha ammesso che le direttive europee che definiscono il significato di questi termini non sono sufficienti, e che le linee guida in proposito della Food Standards Agency non sono obbligatorie. Per questo si è impegnato ad analizzare l’efficacia di queste linee guida ed eventualmente a rivederle periodicamente. Sembra che l’India, da questo punto di vista, sia la nazione più attenta all’etichettatura dei prodotti vegani e vegetariani. Qui la nota del Ministero della sanità indiano.

Meno ogm = meno carne

La notizia la prendo da Andrea,
che la intitola significativamente "due piccioni con una fava", ma
viene dal New York Times. Mariann Fischer Boel, commissaria europea per
l’alimentazione, avverte preoccupata
i ministri dell’Unione: la resistenza europea agli ogm mette a rischio
anche il mercato della carne aumentando i costi per l’allevamento di
maiali e polli: il mangime non-ogm costa di più.

Friends of the Earth Europe risponde che i prezzi dei mangimi
salgono perché gli agricoltori americani vendono i cereali ai
produttori di biocarburante, diminuendo l’offerta disponibile sul
mercato. Invece, durante la cena a porte chiuse in cui Fischer Boel ha
posto il problema, alcuni ministri dell’Unione si sarebbero trovati
d’accordo con lei e hanno dichiarato che le politiche europee sugli ogm
andrebbero riviste. Chissà cos’avevano mangiato.