Se Gesù oggi fosse vivo, lo uccideremmo con un’iniezione letale. Ecco quello che io chiamo progresso. Lo dovremmo uccidere per la stessa ragione per cui venne ucciso la prima volta. Le sue idee sono troppo avanzate, tutto qui.
Ecco una frase che riassume molte delle caratteristiche di Kurt Vonnegut, lo scrittore americano scomparso un anno e mezzo fa dopo averci lasciato una manciata di romanzi indimenticabili. Ironia, capacità di parlare dei mali e delle speranze del nostro tempo in modo semplice, che si tratti di alieni o di Gesù, di presidenti o di scrittori di fantascienza squattrinati.
È da poco in libreria, pubblicato da Feltrinelli, un libro postumo a firma Vonnegut, Ricordando l’apocalisse (e altri scritti inediti sulla guerra e sulla pace) (192 pagine, 16 euro). Si tratta di una raccolta di una dozzina di racconti e scritti incentrati sulla guerra, il tema che ha accompagnato gran parte della vita di Vonnegut, da quando si è ritrovato ad essere prigioniero di guerra americano di origini tedesche a Dresda.