Farmland il videogioco sul benessere animale

Va bene, sono prevenuto perché Farmland è un videogioco che parla di benessere degli animali da macello senza prevedere l’opzione di NON macellarli. Però a parte quello, mi sembra che dimostri anche che i videogiochi politici, educativi o chiamateli come volete non siano pane per le istituzioni. L’avevo già notato con due videogiochi che trattavano il tema del cibo un paio di anni fa. Per un’istituzione sembra molto più difficile sfruttare il potenziale ribelle di un videogioco. Ma su questo tema non sono molto ferrato, se qualcuno conosce esempi diversi me lo dica.

Invece sono sicuro che Farmland, prodotto dalla Commissione Europea o meglio dal suo Direttorato per la salute e i consumatori, è semplicemente pallosissimo. E’ rivolto a bambini dai 9 ai 12 anni, che però spesso hanno in casa una playstation o una wii: per farli giocare a Farmland ci vorrebbero le minacce a mano armata. Questo videogioco si divide in una serie di piccoli giochi, ognuno ambientato in un allevamento (maiali, galline, vacche) o in una parte del processo produttivo (trasporto degli animali, acquisto dei prodotti finali). Non ne salvo uno, non solo perche sono pallosi, ma anche per quanto sono melensi e pieni di bontà artefatta, l’esatto contrario di quello che si cerca in un gioco: ironia, divertimento, rottura delle regole.

E poi, appunto, e qui sono davvero prevenuto, in Farmland si può migliorare il benessere degli animali – obiettivo lodevolissimo, ma temo irrealizzabile nei termini da Mulino bianco proposti dal gioco – ma mai diminuire il consumo di carne. Anzi, più li si rende felici, più li si potrà macellare con la coscienza pulita. L’insistenza dei produttori su felicità e contentezza degli animali della fattoria mi ha ricordato un progetto molto più interessante e istruttivo, Suicide Food, un blog che raccoglie pubblicità di "animali che desiderano essere mangiati".

Raid Gaza! Il videogame

Rilancio da Molleindustria la segnalazione di questo nuovo instant game: RAID GAZA!

Raid Gaza!
è un gioco semplice e diretto perchè, a volte, per interpretare gli
eventi non servono particolari sofisticherie e relativismi. Ora più che
mai appare chiaro che Israele non ha alcun interesse a perseguire una
soluzione pacifica al conflitto Israelo-Palestinese. In fondo chi mai
accetterebbe compromessi con una potenza militare senza paragoni, il
supporto incondizionato degli USA ed un’economia che marcia su tecnologie militari e sicurezza?

Questo semplice non-dilemma è alla base del gioco online. Raid Gaza!
rappresenta alla perfezione l’asimmetria del conflitto in corso,
solletica le pulsioni militariste del giocatore e lo spinge ad
interrogarsi sulle sue azioni. E’ davvero così divertente sparare a dei
pesci in fondo un barile? 

Oiligarchy, gioca alla civiltà del petrolio

Oiligarchy, il nuovo videogioco di Molleindustria è appena uscito in italiano. Sulla scia di McDonald’s videogame, anche stavolta siamo nei panni di una multinazionale senza scrupoli. Estrarre petrolio è solo una parte del gioco: bisogna anche corrompere i politici, eliminare gli oppositori, far crescere il prezzo del barile e nascondere la catastrofe ecologica. E naturalmente far scoppiare la guerra in Iraq, che una volta iniziata non ci lascia che un’unica opzione: aumentare le truppe. Per provarlo clicca qui.

Come sempre è semplice e molto giocabile ma complesso per le tematiche che affronta. Per leggere le idee di Paolo di Molleindustria sul disastro, il picco del petrolio e la fine del mondo, leggetevi i suoi imperdibili "Spunti per una teoria unificata del collasso". 

I videogame fanno bene alla tua psiche

Oltre a ospitare la Microsoft, il gigante locale, Seattle è piena di imprese del web: solo qui nel quartiere di Fremont hanno sede Adobe, Google e GettyImages, tanto per dire. Ma soprattutto Seattle è famosa per le company di casual games, che la affollano a decine e la settimana scorsa si sono trovate a convegno proprio qui. I casual games sono quei giochini semplici semplici ma divertenti che diventano droga dopo pochi secondi. Tetris, per capirci, non quei giochi in 3D che il vostro vecchio computer non riesce più a far girare.

Ora, pare che i casual games facciano bene: PopCap, una grossa azienda di Seattle, ha speso più di 100.000 $ in ricerca per scoprire che giocare ai suoi giochi è un toccasana per la salute mentale. Monitorando l’attività mentale di un gruppo di giocatori, la ricercatrice Carmen Russoniello ha scoperto che erano meno stressati e meno tesi del gruppo senza videogiochi. Il comunicato stampa della PopCap e l’articolo sul settimanale di Seattle da cui prendo la notizia parlano di effetti su Adhd, depressione, stress, diabete e malattie cardiocircolatorie. Cosa aspettiamo a darci dentro?

(Ah, il mio ospite qui a Seattle di lavoro fa le musichette proprio per una ditta locale di casual games, e infatti sento che vivendo con lui il mio stress sta già diminuendo…)

Virtual Jihadi, arte o terrorismo?

Wafaa Bilal è un artista iracheno ma anche un oppositore del regime di Saddam che vive da anni negli Stati Uniti. Dopo aver scoperto che una pallottola americana aveva ucciso suo fratello, ha modificato il videogame Quest for Saddam videogame trasformandolo in Virtual Jihadi, uno sparatutto in cui il giocatore veste i panni dello stesso Bilal, trasformatosi in terrorista. E deve dare la caccia a George Bush.

Per Wafaa questa era una riflessione sofferta sulla vulnerabilità dei civili iracheni alle sirene del terrorismo e agli effetti dell’occupazione. Il gioco faceva parte di un’esposizione pubblica, ma dopo pochi giorni qualcuno ha chiamato l’FBI. Ora è stato censurato, ma la campagna per la libertà di espressione è già partita. La notizia non è nuova, ma guardatevi il gioco e la risposta di Wafaa alle accuse.

 

Uuuuuua-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta

L’olocausto
nucleare si è abbattuto sulla società moderna. In una
terra tetra e polverosa si aggira ciò che rimane della
civiltà: frotte di sbandati che vivono alla giornata, mutanti
e predoni a cavallo di motociclette e assetati di distruzione, uomini
retti che si battono in nome del Bene”. C’è bisogno di altro per riconoscere il mondo di Ken il guerriero?

L’intro e la notizia le rubo da Punto informatico, che annuncia la nascita del MMORPG (Massive multiplayer
online game) Hokuto No Ken Online, un mondo virtuale in cui potranno scannarsi migliaia di giocatori
contemporaneamente. In questi giorni in
giappone la casa produttrice sta reclutando i 15.000 volontari necessari per
testare la versione sperimentale: se capite il giapponese potete offrirvi e scegliere: scuola di Nanto o scuola di Okuto?

Faith Fighter, gioca all’odio religioso

Dalla solita Molleindustria un gioco nuovo di pacca: stavolta è Faith Fighter, un classico picchiaduro per sfogare il tuo odio religioso e spaccare il culo a chi non la pensa come te. Niente di più attuale, di questi tempi di religione unica di stato.

Scegli tra Ganesh, Gesù, Maometto, Buddha, Dio… e comincia menare le mani.

Prova a giocare, io ho usato Ganesh…

Code Monkeys

Una sit-com, un cartone animato, ma soprattutto un tributo ai videogame degli anni ottanta. Code Monkeys, il nuovissimo show di Adam de la Peña, è semplicemente divertentissimo. Racconta le storie della GameAvision (vi ricordate la Activision?), una piccola ditta di videogiochi nei ruggenti ottanta, gli anni dell’esplosione dell’informatica e del personal computer.

I Code Monkeys nel gergo geek sono le "scimmie del codice", i programmatori alla catena di montaggio della rivoluzione informatica. E gli strambi lavoratori pixelosi della GameAvision, disegnati a 8-bit come gli arcade di una volta, hanno ben chiaro da che parte stare: ovunque, anche agli ordini di un miliardario texano che di videogiochi non capisce nulla e per testarli deve assumere un assurdo bambino coreano.

L’importante è non finire alla Bellecovision, la megaditta concorrente che ingabbia la creatività in una catena di montaggio alimentata a frustate.
In questo senso Code Monkeys incarna lo sconvolgimento dei sistemi di produzione e delle dinamiche lavorative che hanno seguito, ma anche dato vita, all’era del computer. Una bibbia per i brainworker contemporanei, e poi dove la trovate una sit-com con corridoi a ostacoli, pipistrelli e trappole comprese? In Italia non c’è ma potete vedervi qualche spezzone su YouTube. In eMule, ovviamente, si trovano tutti gli episodi.

Operazione: Pretofilia. Sia fatta la sua Volontè

La censura dell’integralismo cattolico si abbatte sui videogame ma si scontra con la forza della rete. Dopo l’intervento della delirante Lega anti-diffamazione cattolica e dopo l’interrogazione parlamentare di Luca Volontè dell’Udc, Molleindustria ha ritirato dal sito il suo nuovo videogame, Operazione: pretofilia.
Orrore, il gioco era un atto d’accusa contro le politiche di copertura del Vaticano nei confronti dei preti pedofili.

Come sempre succede, molti altri siti hanno deciso di pubblicare il gioco per aggirare le censure dall’alto, tra cui diversi blog della piattaforma NoBlogs di A/I.
Ma nella notte tra il 2 e il 3 luglio Dio ha telefonato in America, convincendo i gestori del server a oscurare tutta la piattaforma NoBlogs, vale a dire centinaia di blog, non solo quelli che mirroravano il gioco.

I risultati sono stati tre: testare il funzionamento del Piano R* di Autistici, una rete di server sparsi per tutto il mondo sviluppata proprio per resistere ad attacchi di questo tipo: dopo poche ore NoBlogs era tornato in piedi; verificare che (come hanno confermato gli avvocati del server Usa) il gioco in questione non aveva nulla di illegale, cioè non rappresentava nessuna istigazione alla pedofilia – casomai la metteva all’indice; aumentare ancora di più la fama e la diffusione del gioco, che ora potete trovare sul sito di Volontè, ma anche qui, qui, qui, qui, ecc