I fumetti del Prof. Bad Trip

La Shake edizioni continua con la sua opera di recupero della produzione del Prof. Bad Trip, uno degli artisti più innovativi prodotti dall’underground italiano dagli anni ottanta a oggi, scomparso un anno e mezzo fa e cui aveva già dedicato un altro volume, L’arte del professor Bad Trip, e un sito internet per mantenerne vivo il ricordo.

Stavolta invece un libro raccoglie i fumetti del professore (I fumetti del Prof. Bad Trip, 256 pagine, 15 euro), pseudonimo di Gianluca Lerici, un grande interprete dei mutamenti politici e tecnologici che hanno attraversato il mondo negli anni del post-fordismo, del riflusso della politica e della tragedia ecologica.

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Da Malmo: scienza e comunicazione a convegno

Sono di ritorno da Malmo, dove si è tenuto il decimo PCST, il congresso mondiale sulla Comunicazione pubblica della scienza e della tecnologia. In tre giorni si sono concentrate qualcosa come settanta sessioni parallele sugli argomenti più diversi, trecento relazioni che spaziavano dalla comunicazione del cambiamento climatico ai bambini all’uso del web 2.0 e dei blog, fino al motivo per cui l’imperatore Hirohito si è presentato ai media come "imperatore scienziato" (per far scordare almeno un po’ le sue colpe nelle devastazioni della guerra).

Un congresso tutto sommato senza grosse sorprese, in cui alcune cose interessanti sono venute non dagli accademici ma dagli anfibi: giornalisti/ricercatori, comunicatori senza frontiere. Per esempio Larry Sanger, fondatore di Wikipedia ora impegnato nel progetto Citizendium, un enciclopedia online aperta alla partecipazione pubblica ma non anonima e supervisionata da esperti, che si pone il problema di quanto sia possibile allargare la "radical collaboration" del modello wiki alla scienza.

Oppure, dal lato accademico, uno studio come quello di Hans Peter Peters e altri colleghi sparsi per il mondo, che hanno fatto un’indagine internazionale – che verrà pubblicata il mese prossimo su Science – sulle interazioni tra scienziati e media e sul ruolo delle strutture di PR delle istituzioni scientifiche. In crescita, ovviamente, mentre sempre più scienziati credono che la comunicazione sia un’attività fondamentale che fa parte del loro lavoro quotidiano.

In generale tuttavia il modello che emerge da questo convegno non è troppo vivace, schiacciato com’è sulle necessità della scienza e legato alla capacità di aiutare la politica e le istituzioni a sviluppare le proprie policy di gestione del rapporto tra scienza e cittadini. Per chi avesse voluto uno sguardo più critico, una parziale delusione.

Da Saragozza: Expo no!

Ho scritto questo articolo dopo un breve viaggio a Saragozza nei giorni dell’inaugurazione dell’Esposizione internazionale 2008. In attesa dell’inizio dei lavori per la Expo Universale di Milano del 2015, ho potuto dare un’occhiata alle dinamiche economiche e politiche entrate in gioco in Aragona. Ps: il mio sguardo era quello dei movimenti ecologisti che hanno contestato la Expo. Per un punto di vista più ottimista si legga qualsiasi giornale di Spagna (e del mondo). Per le foto, dovete aspettare ancora qualche giorno.

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Renzo Tomatis: L’ombra del dubbio

La scienza, anche la ricerca medica, come continuazione dell’impegno umano e sociale, come parte integrante del percorso culturale dell’essere umano. Renzo Tomatis è stato un interprete non comune di questa visione della scienza: medico, ricercatore di fama internazionale – ha diretto per lunghi anni l’Agenzia per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità – ma anche scrittore e protagonista di battaglie per la prevenzione del cancro, contro gli interessi aziendali e i loro condizionamenti alla ricerca, in aiuto dei lavoratori colpiti da patologie legate all’esposizione ad agenti tossici e cancerogeni.

L’ultimo suo libro, L’ombra del dubbio (144 pagine, 13,50 euro) ,pubblicato postumo dall’editore Sironi e impreziosito dalle prefazioni di Claudio Magris e Paolo Vineis, è una raccolta di racconti che hanno sempre al centro la professione del ricercatore. Il primo soprattutto, quello che dà il titolo al volume, è un manifesto della sensibilità di Tomatis per i conflitti di interessi, i patteggiamenti continui con le dinamiche di potere e la perdita dell’innocenza che caratterizzano il lavoro di chi fa ricerca in un settore tanto delicato e importante, ma con tanti legami con l’industria, come quello medico. I protagonisti, compreso il narratore in cui si riconoscono tratti autobiografici, sono invischiati in gelosie, legami nascosti con finanziatori non del tutto limpidi e condizionamenti che ne piegano l’attività di ricerca indirizzandola verso verità non sempre cristalline.

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Addio a Mario Rigoni Stern

Lo scopriamo oggi: una settimana fa è morto Mario Rigoni Stern, scrittore, montanaro, combattente nella seconda guerra mondiale. Con l’Anpi di Piacenza (Associazione nazionale partigiani d’Italia) avevamo più di una volta pensato di invitarlo a parlare in occasione del 25 aprile. Dalle nostre parti, negli ultimi tre anni, sono passati tra gli altri Lidia Menapace e Angelo Del Boca, a raccontare insieme a decine di partigiani piacentini un tempo speciale per il nostro paese.

Mario Rigoni Stern non è stato partigiano, ma ha vissuto lo stesso periodo in un modo in un certo senso simile: si è trovato a gestire il vuoto di potere lasciato dalla disfatta del fascismo, un momento in cui una generazione che non aveva mai conosciuto la democrazia si è ritrovata senza capi e senza leggi. Libera, in un senso più pieno e più pericoloso di quanto possiamo immaginare oggi. Quella generazione ha dovuto reinventare e sperimentare sul campo una forma di gestire i rapporti umani, prima ancora di mettere alla prova le sue idee politiche – quando le aveva.

In un paese di montagna, a inventarsi le leggi di una repubblica partigiana o il modo di gestire i rapporti con la popolazione, oppure nelle nevi della Russia, cercando di riportare a casa un esercito abbandonato dai suoi ufficiali e dai suoi governanti. Comunque, è una generazione dalla quale abbiamo ancora da imparare, senza bisogno di attingere alla retorica sulla Resistenza. Di Mario per fortuna ci restano i libri.

Bush contro il grande fratello

Mentre in Italia i migranti vengono discriminati sulla base di colore della pelle, faccia, reddito e paese di provenienza, il grande satana George Bush ha firmato il Genetic Information Nondiscrimination Act, una legge per impedire la discriminazione sulla base dei dati genetici. In un mondo in cui l’uso della genetica aumenta in modo vertiginoso e in cui in via teorica tutti potremmo conoscere i rischi che corriamo di contrarre alcune patologie, non è poco. La legge che era passata all’unanimità alle camere Usa – dopo qualche giochetto da parte di assicuratori e compagnia – è la prima al mondo dedicata in modo organico a questi problemi. La senatrice Olympia Snowe (repubblicana e sponsor del provvedimento), la chiama "la prima legge sui diritti civili del 21mo secolo".

In sostanza impedisce a datori di lavoro e assicurazioni a discriminare qualcuno in base al suo dna. Purtroppo però ha un bel po’ di bachi: per esempio non vieta di cedere i dati a terzi e non si applica ai militari. Non rende impossibile la discriminazione, ma si limita a renderla illegale. Come deterrente sarà abbastanza forte? Se verrà presa a esempio dal resto del mondo, dovrà essere soggetta a un po’ di dibattito in più. Anche se, di questi tempi, potremmo anche ritrovarcela peggiorata.

Nerd e rom uniti nella lotta?

Nerd sulle barricate! L’opposizione al governo razzista parte dai laboratori! Oggi dalla segreteria della Sissa di Trieste mi è arrivata questa mail:


Permits of Stay/Permessi di Soggiorno
A: SISSA Users


To all non-European Union students and researchers at SISSA. In view of the possibility of a future tightening up of the regulations governing the Permits of Stay/Permessi di Soggiorno, please regularly check the expiry date of your Permits of Stay (for those of you who are lucky enough to have received one of course!).

Infatti la Sissa, che è un centro di ricerca di respiro internazionale, accoglie decine di ricercatori da tutto il mondo. Il mese scorso (con un altro governo in carica) aveva organizzato una tavola rotonda sul tema, di cui aveva riferito anche l’Espresso. Bene, temo che allora fa il problema fosse nullo in confronto a quello che farà Maroni ai fisici nerd che si ostinano ad arrivare dall’India o dalla Russia. Non sono badanti, no? Lavori forzati! Comunque, la cosa più imbarazzante è quel "per quelli tanto fortunati da aver già ricevuto il permesso di soggiorno". Sì, perché il permesso te lo consegnano dopo mesi di attesa, di solito quando è già scaduto…

Miguel Ángel Martín – Bitch!

Un altro fumetto di uno dei miei autori referiti è appena uscito anche in Italia: Bitch! di Miguel Ángel Martín (Purple Press, 128 pagine, 16 euro), disegnatore spagnolo famoso per il classico Brian the brain e per i casini accaduti dopo la pubblicazione del suo Psychopathia Sexualis. Pochi mesi fa era uscito il suo Neurohabitat. Cronache dall’isolazionismo.

Stavolta Martín passa al colore, abbandonando il suo tagliente bianco e nero per riempire di colori acidi, fuxia, giallo, azzurro, i personaggi della sua storia. Altra novità: il futuro, in Bitch!, è un futuro politico e sociale. Non tecnologico, a differenza delle sue altre opere in cui scienza e tecnologia hanno sempre avuto un ruolo cruciale nella definizione dei futuri distopici di cui è un grande narratore.

In questo futuro postmoderno e fascistoide, i movimenti controculturali sono ridotti all’angolo dalla repressione ma anche dalle loro stesse contraddizioni. Allo Spraycan, il centro sociale in cui si svolge la storia, passano writers e lesbiche ma anche terroristi e antisemiti. Se i personaggi vi sembrano banali – dato che in fondo riproducono figure tipiche come il naziskin, il palestinese incazzato, la tipa della casa occupata che viene da una famiglia borghese – aspettate di vedere come si intrecciano le loro storie e le loro identità. I risultati delle loro azioni sono comunque la disperazione e l’annullamento di ogni slancio utopico e vitale. E la catastrofe, che incombe su di loro come un avvoltoio. 

Qui la mia recensione di Neurohabitat. 

Qui un’intervista a Martín su Bitch!

A seguire un paio di tavole.

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Cepu, i tutor precari si ribellano

Zero in condotta ai tutor precari di Cepu, quelli che fanno passare gli esami anche agli studenti più asini: a Bologna si sono ribellati alle vessazioni dell’azienda. Uno sciopero (merce rara tra i precari), un appello, un blog, e l’inizio di una campagna nazionale. Per un po’ dovrete passarli da soli questi esami. Sotto l’articolo uscito sul Manifesto:

Li potremmo prendere a paradigma degli sfruttari italiani, almeno di
quelli che hanno passato anni a studiare: alta scolarizzazione,
contratto cocoprò, retribuzione di pochi euro l’ora, zero diritti e
tutele, mentre intanto il padrone di Cepu e Grandi Scuole – gli
istituti che ti promettono la promozione assicurata – macina lauti
profitti. I due marchi – molto pubblicizzati, conosciuti in passato
anche per gli spot di Alex Del Piero – sono stati fondati da Francesco
Polidori: nel 1969 aveva dato vita alla Marcon – casa editrice di
materiale didattico per il recupero degli anni scolastici – evolutasi
poi in Grandi Scuole nel 1986, a cui nel 1991 si affiancò la Cepu (e
tra l’altro nel 1995 il gruppo acquisì la storica Scuola Radio Elettra
di Torino).

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