Vita da topi: la sperimentazione animale in Europa

Nel 2005 sono stati 12,5 milioni: più 3% rispetto al 2002 (escludendo le nazioni entrate di recente nell’Unione). Al primo posto la Francia con 2.325.398 animali, seguita
dalla Gran Bretagna con 1.874.207 e dalla Germania (1.822.424). L’Italia è al quinto posto, totalizzando solo 896.966 animali usati a fini di sperimentazione. 

Il posto del leone spetta al topo (che brutta battuta) che rappresenta il 53% del totale, seguito da ratto al 19%. Il gruppone degli inseguitori è molto lontano, il primo è il coniglio con un misero 2,6%, a guidare una pattuglia composta da primati (nessuna scimmia antropomorfa ma 10.000 primati in tutto), uccelli, animali a sangue freddo, carnivori, ecc ecc.

Gli scopi per cui sono stati utilizzati: studi biologici di base (33%), ricerca
in campo medico, veterinario e odontoiatrico (31%) e produzione e controllo di qualità in campo medico e odontoiatrico
(11,8%). Percentuali abbastanza stabili, le variazioni principali sono la diminuzione dei test tossicologici (dal 9,9% all’8%) e l’aumento di quasi il 50% per i test cosmetici. 5.571 animali usati per la bellezza, nonostante la direttiva comunitaria che
vieta le sperimentazioni sugli animali a fini cosmetici, cui tutti gli
Stati membri devono conformarsi entro il 2009. La quasi totalità dei
test cosmetici ha avuto luogo in Francia.

I dati provengono da una relazione che sarà presentata a breve al Consiglio e al Parlamento europeo. Io li ho trovati qui.

Qui si può scaricare la relazione in versione integrale. 

Google, Venter e il tuo genoma

Vuoi sequenziarti il genoma? Domani potrebbe essere un servizio personalizzato da comprare sul mercato della salute. O perlomeno è quello che sognano alcuni dei principali protagonisti dell’innovazione del XXI secolo.

Craig Venter, il biologo/imprenditore che imperversa nella scienza degli ultimi anni, poche settimane fa ha pubblicato su PLoS Biology il suo intero genoma. Per il suo Venter Institute è stata una spesa enorme (70 milioni di $), ma ora Venter ha dichiarato che grazie ai progressi della bioinformatica entro pochi anni sequenziare un genoma umano potrebbe arrivare a costare solo 100.000 dollari. Così per ora si propone di sequenziarne 50 (di altrettanti miliardari) entro la fine del 2008, mettendosi in competizione con altri tentativi simili.

E chi meglio di Google poteva fornire la potenza di calcolo necessaria a scandagliare i miliardi di singole basi azotate che compongono il nostro dna? Dopo l’incontro con le idee di Venter, Anne Wojcicki (moglie di Sergey Brin) ha dato vita con capitali di Google a una start-up di nome 23andMe, che si propone di "connettervi con le 23 paia di cromosomi che costituiscono il vostro progetto genetico", insomma di fornire servizi di genomica personalizzati.

Forse in futuro si potrà decidere di "googlare il dna del fidanzato/a", come dice Venter: "una buona idea, soprattutto se si vogliono avere figli", anche se c’è già chi fa notare un uso "consumistico" di queste tecnologie darebbe origine a incredibili problemi di privacy.

Farmaci Intel Inside

L’informatica può dare lezioni di innovazione alla farmaceutica. Lo sostiene l’ex Ceo di Intel, Andrew S. Grove, in un’intervista a Newsweek, rilasciata dopo il suo intervento al meeting annuale della Society for Neuroscience.
Grove accusa il sistema della ricerca biomedica di non produrre da anni un’innovazione utile ma di preoccuparsi solo di pubblicare articoli scientifici che riguardano solo ratti o cavie.

E sostiene che la via d’uscita sarebbe dare a Big Pharma delle scadenze simili a quelle che guidano l’industria informatica. Per esempio, decidere (come ha fatto Steve Jobs per l’iPhone) che entro l’anno X la casa farmaceutica deve mettere in commercio il farmaco Y.
Cosa che sarebbe impedita anche dal fatto che "il sistema di peer review per l’assegnazione di finanziamenti e per gli avanzamenti accademici ha il grande difetto di creare conformismo di idee e valori.

E’ l’equivalente moderno delle gilde medievali", e tende a scartare le idee più bizzarre e inusuali, proprio quelle che fanno la fortuna dell’industria informatica.
Naturalmente la "rivoluzione culturale" auspicata da Grove non tiene conto delle esigenze di sicurezza dei pazienti e di chi si sottopone alle sperimentazioni. Solo ostacoli burocratici sul cammino della ricerca & sviluppo?

La scienza dei Simpson

La prima domanda che ci si fa, quando si vede La scienza dei Simpson. Guida non autorizzata all’Universo in una ciambella (Sironi, 192 pag., 16 euro), è: ancora Simpson? Anche la scienza? Ci avete già dato tutto, dalle tazze per far colazione alle figurine, fino al libro sulla filosofia dei Simpson. Ci voleva anche la scienza?

Poi, quando si comincia a leggerlo, si resta impressionati dalla quantità e dalla qualità della scienza che è entrata nel cartone animato più bello del mondo. Tanta, sin dalla prima puntata. Un sacco di scienziati famosi, a partire da Stephen Jay Gould e Stephen Hawking, sono diventati gialli e hanno partecipato a qualche episodio.

Poi ci si addentra nella lettura e si scoprono le mille citazioni nascoste, le strizzate d’occhio, le chicche e i "lo sapevate che…"A quel punto (siamo alla terza pagina) si avvia eMule e si cominciano a scaricare gli episodi segnalati, per vedere se davvero i Simpson hanno dimostrato il teorema di Fermat e se davvero Homer ha detto, in pieno delirio sociocostruzionista, che "i fatti sono insignificanti. Puoi usare i fatti per dimostrare qualunque cosa che sia vagamente vera. Che ci fai coi fatti?" Ma arriva il momento in cui ci si rende conto che c’è un limite a tutto, anche alla propria anima nerd.

Allora si riprende in mano il libro perché insomma, uno vuole capire cosa ne pensa Marco Malaspina, della scienza dei Simpson. La risposta è semplice: la scienza con cui si confrontano, si scontrano, si azzuffano i Simpson è esattamente quella con cui abbiamo a che fare noi, ogni giorno: strana, magica, incomprensibile, rompiscatole. Anche se non lavoriamo in una centrale nucleare e non siamo uno degli sceneggiatori cervelloni che riempiono un cartone animato di citazioni incomprensibili sulla teoria dell’evoluzione o sulla psicologia comparata.

Cervelli in fuga dall’Africa

Cervelli in fuga anche dall’Africa. È questo l’allarme che periodicamente si alza dalle istituzioni scientifiche africane. Fin qui niente di nuovo, l’Italia è maestra nel mandare i migliori laureati all’estero e nel far di tutto per non farli rientrare. Ma in questo caso stiamo parlando di ricercatori davvero importanti per un continente afflitto da continui problemi alimentari e agricoli: gli agronomi.

Un nuovo programma internazionale sponsorizzato da un fondo statunitense di quasi 5 milioni di dollari cercherà di aiutare i ricercatori a restare in Ghana. Una misura preventiva, da attuare prima che la loro fuga abbia inizio. Infatti non si tratta solo di farli tornare: un agronomo che si forma e lavora sul terreno, nel suo paese, potrà contribuire molto meglio all’agricoltura locale rispetto a chi impara in un laboratorio in Europa o Stati Uniti, le mete preferite dai cervelli in fuga africani. Ora la Alliance for a Green Revolution in Africa (AGRA), presieduta da Kofi Annan, ex segretario generale dell’Onu, collaborerà con l’Università del Ghana, a Legon, per lanciare un centro di miglioramento delle sementi, e con l’Università di KwaZulu-Natal in Sudafrica. I primi corsi partiranno nel gennaio del 2008, e in dieci anni AGRA conta di formare 120 dottori di ricerca africani, cresciuti lavorando sulle piante africane e sulle loro malattie, spesso diverse dalle nostre.

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HackIt_07 – ten years nerdcore

E’ il decimo hackmeeting italiano. Per la decima volta autogestito, senza sponsor, ospitato da uno spazio sociale. Dal 28 al 30 settembre, al CSOA Rebeldia di Pisa si incontrerà ancora la comunità hacker italiana (e come specificano loro, "un vero hacker per noi e’ chi vuole gestire se stesso e la sua vita come vuole lui, e sa (s)battersi per farlo. Anche se non ha mai visto un computer in vita sua").

Nei tre giorni di seminari si parlerà di Linux, VoIP(Voice over Internet Privacy), Wi-Fi Hunting, si imparerà a hackerare una bici e farsi il pane, progettare una rete distribuita e criptare la posta elettronica. Per chi non ha mai visto un hackmeeting, si consiglia una visita guidata al regno nerd del Lan Space. Chi ne capisce un po’ di più si presenti un paio di giorni prima, c’è da preparare il Rebeldia all’assalto delle centinaia di geek che affolleranno il meeting.

Code Monkeys

Una sit-com, un cartone animato, ma soprattutto un tributo ai videogame degli anni ottanta. Code Monkeys, il nuovissimo show di Adam de la Peña, è semplicemente divertentissimo. Racconta le storie della GameAvision (vi ricordate la Activision?), una piccola ditta di videogiochi nei ruggenti ottanta, gli anni dell’esplosione dell’informatica e del personal computer.

I Code Monkeys nel gergo geek sono le "scimmie del codice", i programmatori alla catena di montaggio della rivoluzione informatica. E gli strambi lavoratori pixelosi della GameAvision, disegnati a 8-bit come gli arcade di una volta, hanno ben chiaro da che parte stare: ovunque, anche agli ordini di un miliardario texano che di videogiochi non capisce nulla e per testarli deve assumere un assurdo bambino coreano.

L’importante è non finire alla Bellecovision, la megaditta concorrente che ingabbia la creatività in una catena di montaggio alimentata a frustate.
In questo senso Code Monkeys incarna lo sconvolgimento dei sistemi di produzione e delle dinamiche lavorative che hanno seguito, ma anche dato vita, all’era del computer. Una bibbia per i brainworker contemporanei, e poi dove la trovate una sit-com con corridoi a ostacoli, pipistrelli e trappole comprese? In Italia non c’è ma potete vedervi qualche spezzone su YouTube. In eMule, ovviamente, si trovano tutti gli episodi.

La scienza sull’Himalaya

Che scienza e che tecnologia si usano sulla vetta del mondo? Meglio aumentare il PIL o la felicità della popolazione? Come si conservano le immense ricchezze naturali di un’area che comprende poche piccole nazioni, come Bhutan o Nepal, ma che fornisce acqua a 1,3 miliardi di persone in India e Cina? Se lo è chiesto con un intero dossier SciDev, la rete che si occupa del legame tra scienza e sviluppo. Non solo per le caratteristiche geografiche ed ecologiche della regione, ma anche per la sua attenzione allo sviluppo di tecnologie «appropriate», sviluppate localmente e quindi attente alle esigenze dell’ambiente naturale e sociale.

È la messa in pratica delle idee espresse da Ernst Schumacher nel suo Piccolo è bello, il cui sottotitolo è Uno studio di economia come se la gente contasse qualcosa. Schumacher indicava tre caratteristiche delle tecnologie ecologiche e orizzontali: sono economiche e accessibili a tutti; possono essere applicate su piccola scala; e possono essere plasmate e adattate dalla creatività di chi le usa.

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Callisto

«Cara Condoleeza Rice, spero che lei mi può perdonare per aver mentito, lo so che lei mi capisce. Suo affezionatissimo Odell Deefus». Potete immaginare quanto debba essere disperato, tonto e irrimediabilmente sfigato il povero Odell, se ripone tutte le speranze in una sgrammaticatissima lettera indirizzata alla sua amata Condi, di cui conserva una foto nel portafoglio. Del resto davvero solo lei potrebbe levarlo dalla gigantesca montagna di Guai Molto Seri in cui si è cacciato, con l’FBI alle calcagna e un’accusa di terrorismo che gli pende sulle spalle.

Il problema è che la sua avventura nei bassifondi della coscienza americana, quella ossessionata dalla guerra al terrore e pronta a sospettare di tutto e di tutti, nasce proprio da un’apparizione televisiva di Condoleeza Rice. Se non si fosse messo in testa di partire volontario per l’Iraq perché «magari se rimediavo qualche medaglia al valore da esibire diventavo qualcuno», e quindi non avesse cercato di raggiungere l’ufficio reclutamento di Callisto, un Posto Qualunque sperso nel cuore del Kansas, Stati Uniti d’America, senza un dollaro in tasca e senza saper mettere un congiuntivo al posto giusto, il povero Odell non avrebbe vissuto una storia così incredibile.

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The Liberazione Papers

codice-binario.jpgPer tutto il mese di agosto ho tenuto un paginone settimanale su Liberazione, dedicato a scienza, rete, movimenti, sviluppo…

Si partiva con la scienza collaborativa online, aperta e orizzontale, per passare a Second Life (il giorno di ferragosto, cosa c’è di più adatto all’ombrellone?) e alla ristampa di Snow Crash di Neal Stephenson (Rizzoli, 551 pag, 11,60 euro), il romanzo che ha inventato il Metaverso.

Passata la sbornia di mojito e crema solare si arriva al rapporto, spesso ma non sempre conflittuale, tra scienza e movimenti, per concludere oggi con i problemi legati allo sviluppo: quale scienza e quale tecnologia per i paesi poveri?