Link bombing – Reality TV reader 3

Maurizio Ronconi, Udc: "Più che Isola dei Famosi, l’Isola della vergogna"

Angela Azzaro, Liberazione: "Vladimir come Obama? E’ un po’ esagerato, ma fatecelo dire"

Dagospia: "E’ la fine del trans-comunismo"

Imma Battaglia, DiGayProject: "La tv con Vladimir ha cambiato sesso"

Vladimir Luxuria: "Scriverò un libro di favole transgender per bambini"

Antonio Dipollina, Repubblica: "Vlady si toglie la felpa con quella copre il povero bidello fuggito
sull’isola per motivi gelminiani e rimasto seminudo perché l’atroce
contessa lo aveva lasciato ad assiderare, rivendicando il predominio
totale della proprietà privata soprattutto se riferita ai nobili"

Elisabetta Gardini, Pdl: "Come ho piu’ volte tentato di spiegare non era la guerra dei ‘cessi’, ma la guerra dei sessi"

Francesco De Carlo, Megachip: "Bertinotti sceglie Luxuria. Veltroni sceglie Villari. Di Pietro sceglie
De Gregorio. Non sarebbe il caso di un banalissimo
colloquio di lavoro prima di assumere certa gente?"

Apocalittici e integrati – Reality TV reader 2

Simbolo della TV trash, del gossip, della degenerazione culturale. Oppure nuova forma di cultura popolare? Sei apocalittico o integrato? Al di là dei moralismi e snobismi degli apocalittici, i reality show possono essere visti come un fenomeno positivo. Partiamo dagli effetti politici: in alcuni paesi (copio da wikipedia) i reality sono stati veicoli di messaggi proibiti o tabù: nel 2005 in Cina il governo ha criticato il reality Super Girl perché troppo democratico e "volgare". Star Academy Lebanon ha portato nei paesi musulmani una situazione di convivenza tra uomini e donne: in alcuni posti, non è poco.

Un accenno alla teoria: un bel po’ di studiosi dei media hanno visto nei reality un potente portatore di messaggi politici. Leggetevi questo post di Henry Jenkins, in cui si parla del fatto che un reality show non è per forza mediocre e concentrato solo sull’ascoltatore medio per come lo immaginano i media. Anzi, può essere un modo per rompere l’accerchiamento dei dibattiti polarizzati e stupidi che ammorbano la TV. 

Restando a Jenkins, un integrato per eccellenza, mi aveva affascinato la sua lettura del reality come campo di battaglia tra produzione dal basso e colossi dei media. In Cultura convergente prendeva l’esempio di American Idol e di Survivor proprio per parlare di come le culture dei fan e degli utenti dei media possono mettere le mani sui contenuti prodotti dalle corporation dei media e cercare di crackarli. Imperdibile.

L’isola dei famosi – Reality TV reader 1

Non fate i finti tonti, lo sapete tutti: mancano due giorni alla proclamazione del vincitore dell’Isola dei famosi. Mentre la sinistra italiana e la casalinga di Voghera, finalmente unite nella lotta, soffrono e sperano nella vittoria di Vladimir Luxuria, ho deciso di dedicare un post al giorno a reality e Isola. Un po’ perché quest’estate, per un breve periodo, ho lavorato alla produzione di un reality show danese e mi sono divertito un sacco.

Ma anche perché mi sono appassionato all’Isola di quest’anno e al ruolo di Luxuria, che ha saputo portare la sua vita di transgender in un’arena in cui dominano qualunquismo e machismo. L’ha fatto con intelligenza e ironia, mostrando che chi ha scelto di transitare verso un altro genere soffre, ama, ride, spettegola e si diverte come tutto il resto del mondo.

In questi giorni su Liberazione, dopo le polemiche di una parte di Rifondazione per la partecipazione di Vladimir, c’è chi ha scritto – forse esagerando un po’ – che per la causa GLBTQ ha fatto di più lei all’Isola di dieci Gay Pride. Come minimo, ci ha fatto divertire e ha interpretato benissimo il formato reality. Come si a non amare chi in TV esce con un "auguri e figli trans" o prima della prova di resistenza al fuoco dice "Simona conosco metodi più semplici per farsi la ceretta" ma umilia chi la chiama faggot e ottiene le scuse di chi l’ha insultata indicandosi la vagina e dicendo "tu invidi questa"? Se l’applausometro degli spettatori in studio vale qualcosa, Vladimir Luxuria è di gran lunga la partecipante più amata di quest’anno.

Insomma lo scontro tra apocalittici e integrati è archiviato, e Vladimir sta rischiando di rappresentare la prima vittoria della sinistra da un paio d’anni a questa parte 🙂 Angela Azzaro, caporedattrice di Liberazione e di Queer, era stata facile profeta quando alle proteste dei militanti di rifo aveva risposto «Sono proprio quelle trasmissioni
che formano il consenso e stabiliscono un contatto diretto con quei
cittadini che ci hanno voltato le spalle».

Belen sei una stronza, Lucy santa subito!

Gent.mo Ministro Brunetta

Ricevo e pubblico volentieri questa lettera spedita oggi al ministro da un amico:

"Gent.mo Ministro Brunetta,

mi presento: sono uno dei tanti precari dell’Università Italiana. Ho terminato il mio dottorato nel 2005 e lavoro ora con degli assegni di ricerca annuali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, Facoltà di Agraria.

SapendoLa rinomato Professore Ordinario, addirittura in passato prossimo al Nobel (stando alle Sue dichiarazioni durante la puntata di Matrix del 18 giugno 2008), mi sono incuriosito e ho raccolto alcune informazioni circa il Suo curriculum. A quanto ho trovato, Lei è diventato Associato con la grande sanatoria del 1982. Al tempo la Sua attività editoriale constava in una monografia e due saggi, nessuno dei quali su riviste internazionali referate. 

Sono poi passato a consultare il sito ISI Web of Science, che come Lei certo saprà è un pò la Bibbia per quelli come noi che lavorano nel mondo della ricerca: vi si trovano tante informazioni utili come il numero di lavori pubblicati su riviste internazionali referate, il numero di citazioni e parametri di impatto della propria attività scientifica come l’H index. Spesso faccio delle ricerche per confrontare il mio curriculum con quello dei colleghi, capire a che livello mi trovo rispetto a quelli più bravi di me, e spronarmi a fare meglio. 

Consultando la Sua pagina ad oggi ho trovato due lavori, uno del 1993 e nel 2001. Il numero totale delle citazioni ai Suoi lavori ISI assomma a zero. Anche il mio curriculum è comunque abbastanza modesto, faccio attività di ricerca dal 2003, ho 9 pubblicazioni ISI, un totale di 38 citazioni ed H index di 4. Dico modesto senza ironia in quanto vi sono altri precari nel mio stesso settore di ricerca che hanno pubblicato di più di me. 

Per concludere e non tediarLa ulteriormente, mi chiedevo quindi se, forte della Sua esperienza, potesse darmi qualche consiglio per muovermi meglio nel mondo della ricerca e magari raggiungere il tanto agognato posto fisso che Lei ricopre dal 1982. Sa com’è, già lavorare con i tagli ed i blocchi al turn-over è difficile, in più quando dico in giro che sono precario spesso mi guardano come se fossi un fannullone, e io mi vergogno molto perchè so bene che di questi tempi non c’è quasi insinuazione peggiore..

Distinti Saluti,

Xxxxxx Xxxxxx"

http://www.youtube.com/watch?v=pXKBd3Cg8f0

 

Dall’onda anomala nasce Anna Adamolo

Anna Adamolo è la pluralità del movimento contro la riforma Gelmini, è il rifiuto a giocare con il futuro come se fossimo a una partita di Monopoli, è il grido di un no e la fermezza di tanti sì.

Anna Adamolo è un immaginario non domato e non normalizzato, è la volontà di tenere aperto il molteplice e il possibile contro l’arroganza di un pensiero contabile, è il rifiuto di sanare le difficoltà dell’oggi con le miserie di domani.

Anna Adamolo è “Noi la crisi non la paghiamo”, Anna Adamolo sono le studentesse e gli studenti, le precarie e i precari, le maestre e i maestri, le insegnanti e gli insegnanti, le bambine e i bambini, le mamme e i papà che in questo mese e mezzo hanno portato nelle piazze d’Italia una protesta mai vista contro i truffatori del presente e del futuro.

Anna Adamolo ha una bella riserva di pazienza, ma non inesauribile. Anna Adamolo vuole prendersi il posto che le spetta in questa società, cominciando magari dal ministero della cosiddetta “pubblica istruzione”.

Se diventi amico di Anna Adamolo, ti chiediamo di cambiare il tuo nome, il tuo profilo o il tuo stato mettendo il suo nome e il suo logo al posto del tuo. Sarà un modo in più per dimostrare che non ci stai neanche tu, a questo gioco macabro che vuole subordinare la conoscenza e la solidarietà alla beffa e al profitto.

Oiligarchy, gioca alla civiltà del petrolio

Oiligarchy, il nuovo videogioco di Molleindustria è appena uscito in italiano. Sulla scia di McDonald’s videogame, anche stavolta siamo nei panni di una multinazionale senza scrupoli. Estrarre petrolio è solo una parte del gioco: bisogna anche corrompere i politici, eliminare gli oppositori, far crescere il prezzo del barile e nascondere la catastrofe ecologica. E naturalmente far scoppiare la guerra in Iraq, che una volta iniziata non ci lascia che un’unica opzione: aumentare le truppe. Per provarlo clicca qui.

Come sempre è semplice e molto giocabile ma complesso per le tematiche che affronta. Per leggere le idee di Paolo di Molleindustria sul disastro, il picco del petrolio e la fine del mondo, leggetevi i suoi imperdibili "Spunti per una teoria unificata del collasso". 

Apocalypse Nerd! (Apocalisse ora!) – Peter Bagge

E va bene, Bush non c’è più, e con lui la sua cricca di guerrafondai e la loro lista di stati canaglia da cui il “mondo libero” doveva aspettarsi di tutto. Però nel 2003 un portavoce della Corea del Nord, uno dei paesi più cattivi e impuniti dell’Asse del Male, tanto per far capire al governo Usa di rivolgere i propri bombardieri da un’altra parte (si decise per l’Iraq, do you remember?) aveva dichiarato che il suo paese era in grado di colpire Seattle con un ordigno nucleare. La stampa americana non ci fece troppo caso, ma Peter Bagge, il fumettaro underground che vive proprio nella Emerald City della costa ovest degli Usa, si era un po’ impressionato. Come sarebbe stato sopravvivere in una Seattle nuclearizzata?

La risposta l’ha disegnata nel suo Apocalypse Nerd! (tradotto in italiano con un meno efficace Apocalisse ora!, Magic Press, 120 pagine, 10 euro), il suo ultimo fumetto in cui un nerd, cioè uno smanettone informatico tutto occhiali e mouse si ritrova nei boschi dello stato di Washington, profugo nucleare e orfano della civiltà a cercare di sopravvivere in un ambiente ostile e pieno di nemici. Tutto comincia con una semplice scampagnata tra le montagne e i boschi del Nordovest americano, per staccare per un paio di giorni dalla tastiera, dalla fidanzata che lo ha mollato e dai ritmi della città. Il problema è che Kim Jong Il, il cattivissimo leader nordcoreano che odia gli uomini capelloni ha lanciato la bomba atomica su Seattle, riducendola a un inferno invivibile da cui scappano migliaia di profughi radioattivi.

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Geert Lovink: La googlizzazione delle nostre vite

Dal Sole 24 ore/Nova di ieri, copincollo questo pezzo di Geert Lovink, autore di Zero Comments (Bruno Mondadori, 184 pagine, 14 euro). Lovink era ieri all’Università Bicocca di Milano all’interno del convegno Tech it Easy.

Society of the Query: The Googlization of our Lives. A Tribute to Joseph Weizenbaum

«Uno spettro insegue le elite intellettuali del mondo: l’eccesso di informazione. Le persone normali hanno dirottato le risorse strategiche e stanno intasando i canali mediatici, che una volta erano attentamente sorvegliati. Prima di internet, i mandarini si cullavano nell’idea di poter separare le “chiacchiere” dalla “conoscenza”, ma dopo la nascita dei motori di ricerca non è più possibile distinguere tra idee patrizie e gossip plebeo. La distinzione tra alto e basso e il loro rimescolamento in occasione del carnevale appartengono a tempi passati e non abbiamo più motivo di preoccuparcene, perchè oggi l’allarme è causato da un fenomeno completamente nuovo: i motori di ricerca scelgono in base alla popolarità, non alla Verità.

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Difenditi da Google

Gli Ippolita, apocalittici autori collettivi di Luci e ombre di Google, ieri hanno parlato a una tavola rotonda a cui ho partecipato anch’io, al convegno Tech it easy alla Bicocca di Milano.

Il loro intervento è stato un how to sui modi per difendersi dagli attacchi di Google alla nostra privacy: Sotto trovate un riassunto degli strumenti che consigliano. Tutto scaricabile, semplice da installare, free, ecc ecc.

* Gli SCookies sono dei cookie che il vostro pc condividerà con altre persone che li usano, ingannando Google.

* Con TrackMeNot proteggerete il vostro browser dalla profilazione dei vostri dati.

* Il classico Scroogle fa le domande a Google al posto vostro e poi ve le rimanda. E’ esattamente come usare Google ma non cede i vostri dati.

* Tor, usato anche dai giornalisti in zone pericolose o per esempio dagli smanettoni cinesi, vi protegge dall’analisi del traffico internet: non potranno risalire al vostro pc ogni volta che guardate un sito.

* Privoxy è un proxy che filtra i dati e rimuove pubblicità e banner inutili.

PS: oltre a scaricarvi il libro di Ippolita potete leggervi Google Watch e The Googlization of Everything