Primo maggio 2007: Mayday!

Ci rivolgiamo ai precari e alle precarie, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ai nativi ed ai migranti, uomini e donne. Ai contorsionisti della flessibilità, alle equilibriste del quotidiano. Ai cocoprecarizzati, alle interinali, alle false partite IVA, ai precari a tempo indeterminato e ai garantiti chissà fino a quando. Agli studenti, ai ricercatori, alle ricercatrici ed alle precarie della formazione e dell’informazione. A tutti/e quelli/e che cercano reddito e salario, a tutti/e coloro che pretendono diritti.

Let’s Mayday!

L’urlo che sette anni fa ha squarciato il silenzio imbarazzato dei media, e di ogni istituzione, di destra come di sinistra, che avvolgeva la questione precaria, si è trasformato oggi in una potente evocazione, in un riferimento unico, in una tappa imprescindibile della politica nazionale.

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Addio, triste mercoledì!

Ieri è morto Kurt Vonnegut. Aveva ottantaquattro anni.

Chissà se lo rivedremo sul pianeta Tralfamadore con Kilgore Trout.

Queste parole le ha rivolte agli altri scrittori di fantascienza:

Vi amo, figli di puttana. Voi siete i soli che leggo, ormai. Voi siete i soli che parlano dei cambiamenti veramente terribili che sono in corso, voi siete i soli abbastanza pazzi per capire che la vita è un viaggio spaziale, e neppure breve: un viaggio spaziale che durerà miliardi di anni

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Il Mit europeo non è fattibile?

Uno studio commissionato dal parlamento europeo conferma, per l’ennesima volta, che l’Eit (European Institute of Technology) non si farà. Almeno non nei termini definiti da Barroso e dalla commissione europea nel 2005.

L’idea di ricreare un’istituzione scientifico-tecnologica di punta, sulla falsariga del noto Massachusetts Institute of Technology di Boston, non convince. La creatura di José Manuel Barroso ha già incontrato diversi ostacoli sul suo cammino. Se inizialmente l’Eit doveva essere collocato in un’unica città europea, le proteste dei membri dell’Unione avevano già obbligato a fare marcia indietro. Ma nemmeno la seconda proposta, quella di una direzione centrale che coordinasse sei o sette sedi sparpagliate per tutta Europa, convince.

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Stop disasters game

Da Molleindustria

Se non siete riusciti a salvare il mondo con climate challenge non vi resta che prepararvi alla catastrofe climatica con stopdisastersgame.

L’online game che nasce da un’iniziativa dell’onu (l’ISDR) è basato su uno schema di gioco particolarmente appropriato che ricorda alla lontana SimCity e le sue apocalissi attivabili a comando. Il giocatore può scegliere tra vari scenari contraddistinti da particolari condizioni geografiche e da un caratteristico disastro "naturale": i caraibi e i loro uragani, l’australia e gli incendi, il mediterraneo e i terremoti e naturalmente l’asia del sud e gli tsunami.

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Come si comunica la scienza?

C'è Craig Venter anche nel libro di Yurij Castelfranchi e Nico Pitrelli, Come si comunica la scienza? (Laterza, 148 pagine, 10,00 euro). I due ricercatori, che si occupano del rapporto tra scienza e società, lo ritengono un esempio significativo di scienziato «post-accademico», tipico della fase nella quale i processi scientifici non sono più confinati all’interno dei laboratori e delle università ma devono aprirsi al dialogo con la società.

Alla scienza non basta più essere valida o corretta: deve essere anche socialmente robusta, cioè deve incontrare le esigenze, i problemi e le priorità dei cittadini. E per farlo deve parlare con loro e saperli ascoltare. Una questione di democrazia, dato che è ormai impensabile affidare soltanto all’esperto scelte importanti come quelle che riguardano, per esempio, la produzione di energia o la ricerca sulle cellule staminali. Per la scienza è anche un problema di sopravvivenza: per adattarsi, centri di ricerca e istituzioni scientifiche si stanno dotando sempre più spesso di uffici stampa, open days e campagne marketing.

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Il giro del mondo di Craig Venter

Torna Craig Venter, lo scienziato/imprenditore per eccellenza, il direttore del consorzio privato che nel 2000 sequenziò il genoma umano.

Ora ha pubblicato su PLoS Biology parte dei risultati della spedizione attorno al mondo del Sorcerer II, la sua barca a vela: metà laboratorio galleggiante e metà corazzata comunicativa, il Sorcerer (stregone) per due anni ha fatto il giro del mondo raccogliendo e catalogando genomi batterici sconosciuti. Una sciocchezza come sei milioni di nuovi geni, migliaia di nuove famiglie di proteine, un database genomico tra i più grandi del mondo, che ora è stato riversato su un database open e potrà essere utilizzato da chiunque.

Alla Global Ocean Sampling Expedition, però, non hanno partecipato soltanto biologi abbronzati. Alla partenza, il Sorcerer ha imbarcato una troupe di Discovery Channel, che vi ha girato un documentario intitolato Cracking the Ocean Code, oltre a diversi giornalisti. L'abilità comunicativa di Craig Venter ha creato un'impresa scientifica nella quale le esigenze scientifiche e quelle comunicative sono strettamente legate. Non si tratta semplicemente di pubblicizzare una ricerca scientifica. La scienza del Sorcerer II è determinata direttamente dalla possibilità di produrre immaginari: il viaggio, la scoperta, il nuovo Darwin. La ricchezza della vita, la frontiera, l'impresa eroica. «Cambieremo il corso dell’evoluzione! E per il bene dell’umanità eviteremo la catastrofe planetaria!»

Qui la mappa del viaggio del Sorcerer II

Qui un articolo più ampio uscito il 5 aprile sul Manifesto

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Geert Lovink, il nichilista

Geert LovinkSul Manifesto di oggi un'interessante intervista a Geert Lovink, attivista e teorico dei media dell'Institute of Network Cultures di Amsterdam. Geert ha un nuovo libro in uscita, Zero Comments. Blogging and Critical Internet Culture e in questa intervista chiarisce alcune delle sue idee sul ruolo attuale e sulle potenzialità dei blog e della rete.

Il primo capitolo si intitola proprio Blogging, the nihilist impulse. Il nichilismo di Geert è questo: «I blogger non rappresentano altro che sé stessi. E in questo senso livellano, azzerano le strutture centralizzate di senso. Le autorità, dal Papa ai partiti alla stampa, non influenzano più la nostra visione del mondo. Sempre più persone si allontanano dai "vecchi media" quando sono alla ricerca di senso, informazione, intrattenimento. Niente di scioccante, se non per i giornalisti dell’industria broadcast che restano turbati da questa ovvietà come se fosse un tentativo di delegittimarli».

L'intervista di Nicola Bruno la trovate qui.

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Manca la parola «evoluzione»

C’è chi si diverte a contare quante volte compare la parola «evoluzione» nelle riviste scientifiche. Uno studio apparso su PLoS Biology ha verificato l’uso del termine in trenta articoli, tutti sulla resistenza batterica agli antibiotici.

Il risultato è piuttosto netto: le riviste di biologia evoluzionista, come Evolution o Genetics lo usano molto più spesso di quelle mediche come Lancet o New England Journal of Medicine. Queste ultime usano più spesso parole come «emergere» o «diffusione» del carattere della resistenza agli antibiotici.

Eppure questo è uno dei meccanismi evolutivi meglio studiati e meno controversi. Secondo gli autori dello studio non c’è malafede. Semplicemente i ricercatori in discipline mediche usano termini più comuni, che spiegano meglio quello che accade in una popolazione batterica. Oppure considerano l’evoluzione un meccanismo lento e graduale, mentre la resistenza agli antibiotici è rapidissima.

Il problema è che è bastato controllare i media generalisti per accorgersi del fatto che c’è una correlazione diretta tra l’uso della parola «evoluzione» in un articolo scientifico e nella notizia che lo diffonde, per esempio, sul New York Times o sulla Bbc. Insomma, se nelle tue ricerche scrivi «evoluzione» probabilmente anche i giornalisti scriveranno «evoluzione» più spesso. Di questi tempi non può far male.

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Sotto il vestito niente

L'aeroporto Sky Harbor di Phoenix in Arizona ha sperimentato in pubblico un nuovo scanner a raggi X che permette di vedere sotto ai vestiti, mostrando il corpo con chiarezza e individuando eventuali armi nascoste.

Secondo le dichiarazioni della Transportation Security Administration il nuovo scanner è completamente volontario: solo chi non passerà il controllo al metal detector può sceglierlo in alternativa alla classica perquisizione manuale.

Le prime critiche accusano la nuova macchina di non rispettare la privacy, ma lo Sky Harbor assicura che le regolazioni la rendono incapace di vedere altro che il contorno del corpo. Inoltre le immagini vengono analizzate da un operatore a distanza, che non vede il passeggero, e non sono conservate in alcun database.

Al modico prezzo di centomila dollari l'una, saranno acquistate dallo Sky harbor e da altri aeroporti (si sono fatti avanti Los Angeles e New York) se supereranno i primi novanta giorni di sperimentazione.

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