Contro lo sgombero di Cox 18

Contro lo sgombero di Cox 18, il centro sociale che contiene la libreria Calusca City Lights e l’Archivio Primo Moroni, domani un corteo nel quartiere ticinese di Milano. Partenza alle 15 da piazza XXIV maggio. Qui trovi il comunicato dell’assemblea pubblica di ieri che ha indetto il corteo.

E un brano da Gli invisibili di Nanni Balestrini:

"e così hanno cominciato il via vai del trasloco dall’armadio ai bauli delle macchine io ero disperato sapevo che il mio archivio non l’avrei mai più rivisto sarebbe marcito nelle cantine di qualche questura o tribunale sarebbe scomparso come negli anni dopo sarebbero scomparsi tutti gli archivi dei compagni distrutti da loro stessi tutti i giornali tutte le riviste tutti i volantini tutti i documenti tutti i manifesti tutta la stampa del movimento distrutta scomparsa tutto cacciato in cartoni e in sacchi di plastica della spazzatura e bruciato o gettato nelle discariche quintali di roba stampata la storia scritta del movimento la sua memoria scaricata negli immondezzai data alle fiamme per la paura della repressione una paura giustificata perchè bastava un volantino trovato in una perquisizione per farsi qualche anno di galera allora"

Sissa: brevetti precari

Il nuovo Regolamento sulla proprietà intellettuale della Scuola internazionale superiore di studi avanzati, appena approvato dalla Sissa di Trieste, dove lavoro, stabilisce le norme sui brevetti per il personale della scuola. Naturalmente la Sissa "favorisce la brevettazione e la valorizzazione economica dei risultati delle ricerche" che risultano in invenzioni brevettabili.

Con un buffo distinguo: se sei un "inventore-dipendente" (cioè un professore garantito che guadagna un ottimo stipendio) hai l’esclusiva sui diritti derivanti dall’invenzione, e devi versare alla Sissa il 40% dei proventi. Il restante 60% è tuo. Se invece sei un "inventore-soggetto non strutturato" (cioè un dottorando, un contrattista, insomma un precario qualunque) i diritti patrimoniali restano alla Sissa, che ti darà il 50% dei proventi. Il 10% di differenza se lo tiene la Sissa, insieme al diritto di vendere il brevetto e farne ciò che vuole. Il precario si consola con l’inalienabile diritto a essere riconosciuto come autore dell’invenzione, che però non si mangia.

Un chiarimento: non so quanto influiscano le spese di registrazione, che naturalmente sono a carico del titolare del brevetto, e se questa suddivisione sia comune nelle università italiane. Qualcuno me lo spiega? Intanto mi consolo sapendo che i ricercatori precari, come scritto nella proposta di autoriforma scritta dall’Onda nel novembre scorso, ritengono "essenziale lo sviluppo di forme non commerciali della loro tutela (GPL/Creative commons) in contrapposizione al brevetto".

Qui il testo del regolamento Sissa

Dieci tesi sull’economia della conoscenza – Franco Carlini

Dal Manifesto di ieri ripubblico queste tesi che avrebbero dovuto costituire il nucleo di un libro progettato da Franco Carlini prima della sua scomparsa. Come altre volte, Franco tralascia il lato "corporate" dell’economia del dono: c’è chi sulla cooperazione donata in rete dai milioni di utenti del web ci fa i miliardi, non solo chi ne fa un modo di produzione nuovo e orizzontale, non gerarchico ed egualitario. Ma mi sembrano un documento che certifica quanto intellettuali militanti come Carlini sarebbero ancora necessari per analizzare i mondi della rete e gli scontri tra diverse socialità e diverse pratiche politiche che la attraversano.

1. Nel 21esimo secolo sembra infine realizzarsi la società dell’informazione, anzi della conoscenza, più volte annunciata fin dagli anni ’60. Ciò avviene per effetto congiunto della commoditization dei beni materiali, della globalizzazione e delle tecnologie digitali sviluppatesi negli ultimi 30 anni. La conoscenza, da semplice strumento del potere e dell’economia (al servizio dell’innovazione), diventa merce essa stessa.

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Gesù dove pubblicherebbe? Su PLoS One

Almeno lo sostiene la maglietta di Michael Eisen, il genetista nerd di Berkeley fondatore di Public Library of Science e della sua rivista più innovativa, PLoS One, in cui la peer review è aperta a tutta la comunità scientifica online. La maglietta la porta anche un numero di Genome Technology, che mette in copertina i tre padri di PLoS e dedica ben sei pagine a raccontare le magnifiche sorti e progressive dell’open access nella genomica e nella bioinformatica.

Qui potete scaricare il pdf dell’articolo "Ready or not, here comes open access".

Le barriere dell’Europa senza barriere

Il motto del semestre di presidenza Ceca dell’Unione europea è "Europe without barriers". Scriverlo su delle barriere è un capolavoro di dadaismo, e questa foto del vicepremier Alexandr Vondra è segnalata ormai dai blog di mezzo mondo. Di certo, viste l’infelice uscita filoisraeliana con cui ha inaugurato il suo semestre dopo una settimana di massacri a Gaza, tra le barriere da abolire la presidenza ceca non include il muro della vergogna nei Territori occupati né il blocco criminale che affama Gaza e che (come nella foto) tiene lontana la stampa mondiale dal luogo del delitto.

Infatti secondo Praga le barriere da rimuovere sono quelle che limitano il movimento
di beni, capitale, servizi e lavoro. I diritti delle persone non sono
previsti. L’agenzia dell’Onu per i rifugiati (UNHCR) in risposta al motto ceco ha mandato a Praga
un memorandum sullo stato dei profughi nel continente, dicendosi
preoccupata per la legislazione vigente in Europa.

Tavola rotonda per Franco Carlini

Totem, l’agenzia di stampa fondata da Franco Carlini e responsabile, tra le altre cose, delle pagine di Chip&Salsa sul Manifesto, organizza una tavola rotonda per ricordare Franco. Di seguito copincollo l’invito. Al di là del fatto che la giornata si preannuncia interessante, credo che sia importante ricordare una figura di giornalista come quella di Franco Carlini: pioniere nell’avvicinarsi a Internet, lo ha fatto conservando lo sguardo attento da attivista politico formatosi nel gruppo del Manifesto ma soprattutto nel vivo dei movimenti degli anni settanta. E non era scontato.

"Politica condivisa: altruismo e democrazia nella rete. Parole e idee dedicate a Franco Carlini" questo il titolo della tavola rotonda organizzata da Totem per il 20 gennaio 2009 a Genova,
a partire dalle ore 9.00, presso l’Aula Mazzini dell’Università degli
Studi di Genova, Facoltà di Scienze Politiche (Via Balbi 5). 

Franco Carlini, prematuramente scomparso alla fine di agosto
2007, è stato tra i primi in Italia a interessarsi a internet e alla
rivoluzione digitale e alle sue conseguenze sulla cultura, la società e
la politica.
Ha raccontato questi cambiamenti come giornalista, li
ha analizzati come saggista, ha provato a indirizzarli come
intellettuale militante, li ha esplorati come imprenditore.
Tra i
motivi che spiegano il suo interesse per la rete c’ erano, non ultime,
le opportunità che questa apre per la costruzione di relazioni sociali
altruistiche e non esclusivamente utilitaristiche e commerciali.
Di
certo, Franco era affascinato dalle tensioni prodotte nel confronto fra
le pratiche altruistiche emergenti, potenziate dalle reti digitali, e
il funzionamento delle istituzioni sociali presenti, a cominciare dal
mercato. Di certo, si divertiva moltissimo a indagare i conflitti e le
opportunità che questa tensione produceva.
Lo scopo di questo
incontro è dunque quello di continuare a discutere di questi temi con
quell’approccio libero e multidisciplinare che era di Franco.

Scarica qui il programma 

Luttazzi: quello che non sapete su Gaza

Come giustamente sottolinea Ricambi riciclati, è un comico a tradurre sul suo blog questo piccolo aiuto a comprendere cos’è la striscia di Gaza. Copincollo da danieleluttazzi.it:

Il NYTimes di oggi pubblica un articolo interessante di Rashid Khalidi, professore di studi arabi alla Columbia, autore di “Sowing Crisis: The Cold War and American Dominance in the Middle East”.

* * *

Quello che non sapete su Gaza

di Rashid Khalidi

Quasi tutto quello che siete stati portati a credere su Gaza è
sbagliato. Alcuni punti essenziali sembrano mancare dal discorso,
svoltosi per lo più sulla stampa, circa l’attacco di Israele alla
striscia di Gaza.

Il popolo di Gaza
La maggioranza di chi vive a Gaza non è lì per scelta. Un milione e
cinquecentomila persone stipate nelle 140 miglia quadrate della
striscia di Gaza fanno parte per lo più di famiglie provenienti dai
paesi e dai villaggi attorno a Gaza come Ashkelon e Beersheba. Vi
furono condotte a Gaza dall’esercito israeliano nel 1948.

L’occupazione
Gli abitanti di Gaza vivono sotto l’occupazione israeliana dall’epoca della Guerra dei sei giorni (1967).
Israele è tuttora considerata una forza di occupazione, anche se ha
tolto le sue truppe e i suoi coloni dalla striscia nel 2005. Israele
controlla ancora l’accesso all’area, l’import e l’export, e i movimenti
di persone in ingresso e in uscita. Israele controlla lo spazio aereo e
le coste di Gaza, e i suoi militari entrano nell’area a piacere. Come
forza di occupazione, Israele ha la responsabilità di garantire il
benessere della popolazione civile della striscia di Gaza (Quarta
Convenzione di Ginevra).

Il blocco
Il blocco della striscia da parte di Israele, con l’appoggio degli
Stati Uniti e dell’Unione Europea, si è fatto sempre più serrato da
quando Hamas ha vinto le elezioni per il Consiglio Legislativo
Palestinese nel gennaio 2006. Carburante, elettricità, importazioni,
esportazioni e movimento di persone in ingresso e in uscita dalla
striscia sono stati lentamente strozzati, causando problemi che
minacciano la sopravvivenza (igiene, assistenza medica,
approvvigionamento d’acqua e trasporti).

Il blocco ha costretto molti alla disoccupazione, alla povertà e
alla malnutrizione. Questo equivale alla punizione collettiva –col
tacito appoggio degli Stati Uniti- di una popolazione civile che
esercita i suoi diritti democratici.

Il cessate-il-fuoco
Togliere il blocco, insieme con la cessazione del lancio dei razzi, era
uno dei punti chiave del cessate-il-fuoco fra Israele e Hamas nel
giugno scorso. L’accordo portò a una riduzione dei razzi lanciati dalla
striscia: dalle centinaia di maggio e giugno a meno di venti nei
quattro mesi successivi (secondo stime del governo israeliano). Il
cessate-il-fuoco venne interrotto quando le forze israeliane lanciarono
un imponente attacco aereo e terrestre ai primi di novembre;
sei soldati di Hamas vennero uccisi.

Crimini di guerra
Colpire civili, sia da parte di Hamas che di Israele, è potenzialmente
un crimine di guerra. Ogni vita umana è preziosa. Ma i numeri parlano
da soli: circa 700 palestinesi, per la maggior parte civili, sono stati
uccisi da quando è esploso il conflitto alla fine dello scorso anno.
Per contro, sono stati uccisi 12 israeliani, per la maggior parte
soldati. Il negoziato è un modo molto più efficace per affrontare razzi
e altre forme di violenza. Questo
sarebbe successo se Israele avesse rispettato i termini del
cessate-il-fuoco di giugno e tolto il suo blocco dalla striscia di Gaza.

Questa guerra contro la popolazione di Gaza non riguarda in realtà i razzi. Né riguarda il “ristabilire la deterrenza di Israele”, come la stampa israeliana vorrebbe farvi credere. Molto più rivelatrici le parole dette nel 2002 da Moshe Yaalon, allora capo delle Forze di Difesa israeliane:”Occorre far capire ai palestinesi nei recessi più profondi della loro coscienza che sono un popolo sconfitto.”

Qui l’articolo originale

Un altro target di Israele: i media

La Federazione internazionale dei giornalisti (IFJ) continua a protestare contro le condizioni inaccettabili cui sono sottoposti i media durante l’attacco a Gaza. Eravamo ormai abituati a giornalisti embedded e al bombardamento delle sedi radiotelevisive dalle guerre contro Ex-Jugoslavia, Afghanistan e Iraq. Ora si aggiunge il divieto, imposto con le armi dall’esercito israeliano, di raggiungere le zone di guerra, e quindi di raccontare al mondo in modo indipendente quello che succede in questi giorni di massacri e distruzioni. Secondo Robert Fisk, celebre inviato in Medio oriente dell’Independent, questa mossa potrebbe essere un boomerang per Israele, e un vantaggio per Hamas. Di certo non è un vantaggio per la popolazione palestinese, sottoposta a bombardamenti criminali che non vengono documentati dai media.

E non è un vantaggio per la libertà di stampa: secondo Aidan White, segretario generale della IFJ "ogni giorno che passa assistiamo a continue e ciniche violazioni della libertà di stampa e dei diritti dei giornalisti che cercano, in condizioni difficili, di informare su quello che succede a Gaza. Secondo le nostre informazioni i media all’interno di Gaza sono obiettivi dei soldati israeliani, mentre si impedisce l’accesso dei media esterni" dato che Israele ha attaccato più volte mezzi con la scritta Stampa o TV, oltre ad aver distrutto gli uffici di Al Aqsa Television (mentre scrivo, ovviamente, il sito non funziona). Il Sindacato palestinese dei giornalisti  parla anche dell’arresto da parte di Israele di un reporte di Al-Alam TV che lavorava a Gaza, e Reporter senza frontiere documenta l’arresto di due giornalisti a Gerusalemme.

Mentre la IFJ parla di "cinismo", "oltraggio" e "intimidazione", l’Associazione della stampa estera di Gerusalemme cerca di trattare con le forze israeliane perché smettano di opporsi alla decisione della corte suprema, che ammette l’ingresso di 8 (otto) giornalisti a Gaza. Anche questo inaccettabile, secondo IFJ: "è necessario rifiutare che l’accesso sia controllato, organizzato e supervisionato dalle autorità israeliane". Aidan White insiste nell’affermare che "non è possibile che una sola delle parti decida chi ha diritto a entrare e in che circostanze. I giornalisti devono poter viaggiare e lavorare in libertà e senza il controllo da parte dei militari".