Copincollo qui sotto un’intervista a Yann Moulier Boutang, economista francese teorico del capitalismo cognitivo che ora fa parte di Europe Écologie, la federazione di verdi, associazioni ecologiste e movimenti che ha preso il 12% alle ultime regionali dopo un ottimo risultato anche alle europee. Mi sembra un documento interessante, leggetevi anche il loro programma. Ecologia, sviluppo, precarietà, reddito, crisi, produzione, prima cominceremo anche noi a tenere insieme queste parole prima anche l’Italia avrà una sinistra adeguata alle trasformazioni che stiamo vivendo.
«Ambiente e precari, noi abbiamo fatto così»
Parla l’ideologo dei verdi francesi
Ecolò è la nuova presa della Bastiglia. La bandiera vincente anti-Sarkozy. Uno «spettro» convincente (non più ideologico) che si aggira affascinando tutta l’Europa. Molto più di una suggestione perfino nell’Italia orfana delle sinistre. Yann Moulier Boutang, classe 1949, allievo e biografo di Louis Althusser, professore di scienze economiche e direttore della rivista Multitudes, incontra informalmente al bar del parco San Giuliano i «gemelli» veneziani. Yann è il «cervello» di riferimento per Daniel Cohn-Bendit, l’alternativa del ’68 rigenerata dall’ecologia politica.
Alle Regionali Europe ècologie (confederazione che raggruppa Verdi, Federazione delle regioni e dei popoli solidali e una "rete" sociale diffusa) ha incassato il 12,5% al primo turno. Voti indispensabili a sancire il 54,3% dell’Union de la Gauche che ha perso solo in Alsazia. Al Parlamento europeo, gli Ecolò sono il primo partito ambientalista con 13 rappresentanti come i Grünen. Una strategia efficace: reddito di conversione per i lavoratori dei settori a rischio e reddito di cittadinanza per tutti. Naturalmente, chi inquina deve pagare. E il programma prevede anche l’istituzione del "reddito massimo accettabile".
«La Francia è all’apice della crisi. Europe écologie ha vinto nelle urne anche perché non ha esasperato l’estremismo sociale. La vera prospettiva radicale è un’altra: la Green Economy assunta perché coinvolge tutti. Ma per la sinistra è sempre prioritario garantire il reddito "prossimo" delle grandi industrie piuttosto che appoggiare le piccole imprese. La crisi ha colpito duro due terzi dell’impiego precario. Eppure si è sempre e solo parlato degli operai della Continental. Noi siamo stati attenti a non separare la visione economica da quella sociale. Non abbiamo mai parlato di licenziamenti nelle fabbriche senza parlare contemporaneamente dei precari del terziario» esordisce.
Come si costruisce l’alternativa alla destra presidenzialista che interpreta il "populismo" nel cuore dell’Europa?
Europe ècologie ha cercato prima di tutto di consolidarsi. Superato lo sbarramento del 10%, ci siamo sforzati di esportare il risultato in tutte le regioni. Il passo successivo è stato arrivare al 15% nei grandi centri urbani: Lione e, naturalmente, Parigi. Ma anche a Marsiglia, la nostra Napoli, che era un feudo di Le Pen. Prendere voti nei poli produttivi è fondamentale. Ma è stato molto importante anche riallacciare i rapporti con Josè Bovè. Infine, novità assoluta, sono saltati fuori i magistrati anti-corruzione: Eva Joly e Laurence Vichnievsky. In prima linea contro le grandi imprese per difendere i diritti pubblici e civili dei cittadini.
A questo punto, qual è l’ambizione "rivoluzionaria"?
Possiamo davvero ripetere quel che fece il Ps di Francoise Mitterand e rovesciare l’egemonia socialista. Oggi i socialisti non hanno più nulla da dire. Perfino Sarkozy su molti temi ha posizioni più avanzate. La sinistra deve comprendere fino in fondo il carattere rivoluzionario dell’ecologia. Oggi la gente si schiera su problemi quotidiani. E mentre la Gauche deve ancora costruire l’alternativa, la destra già ce l’ha. Socialisti e trozkisti non hanno ancora capito che abbiamo cambiato capitalismo. Per loro, dovremmo tornare indietro. Ma devono rendersi conto che la finanza di mercato non si può regolare. Sta a noi, se mai, piegarla al controllo politico.
Rapporti con il Ps: come si declinano?
Nel 1986 ci fu la dissoluzione: meno 22% nelle urne. Poi arrivò Jospin che strizzava l’occhio ad Attac e al collettivo migranti con Nous sommes la Gauche. La vera traduzione però era: «Voi siete i movimenti. Noi siamo il partito». Adesso sembrano aver esaurito le batterie. E’ tramontato Blair e perfino Zapatero. Siamo entrati nell’era del Terzo capitalismo, quello "primitivo". A quest’altezza, allora, si misura la capacità di tenere insieme temi ambientali e questioni sociali. E’ quello che chiamo il "nuovo New deal". Purché la sinistra capisca fino in fondo che la crisi finanziaria non è crisi di liquidità ma crisi del denominatore.
Dunque, si riparte dall’economia. Con una "ricetta" non più subalterna alle leggi bronzee di chi ne approfitta per il potere?
Proprio gli ecologisti sono in prima fila nel processo di comprensione. Possono canalizzare la trasformazione della società. Chi vota estrema destra o Lega Nord in Italia è legato alla distruzione della progettualità. Non bisogna fare un uso di destra dell’ecologia: sarebbe il terreno per un despota illuminato verde. Ormai sappiamo che l’ecologia di destra usa il catastrofismo per mettere paura. Perché i comportamenti di massa passano attraverso la mobilità sociale e intellettuale. Senza tutto questo, la costruzione crolla. E tutto diventa utopia realista.
Capitolo nucleare. Berlusconi vuole importare il vostro modello energetico. Pessimo affare?
Intanto, sfatiamo la mitologia propagandistica: l’autosufficienza energetica francese non esiste. Il nucleare non ci basta. E quindi lo stato importa energia. Il ciclo di Superphénix, il reattore autofertilizzante che doveva auto-alimentarsi, si è rotto. Smaltire i rifiuti nucleari è semplicemente impossibile. C’èra la proposta di diversificare le fonti, ma l’industria dell’energia è troppo legata alle grandi imprese. La potenza collettiva e locale può rompere il monopolio, disegnando un futuro diverso.
di Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi
da Il Manifesto del 28 marzo 2010