I fumetti del Prof. Bad Trip

La Shake edizioni continua con la sua opera di recupero della produzione del Prof. Bad Trip, uno degli artisti più innovativi prodotti dall’underground italiano dagli anni ottanta a oggi, scomparso un anno e mezzo fa e cui aveva già dedicato un altro volume, L’arte del professor Bad Trip, e un sito internet per mantenerne vivo il ricordo.

Stavolta invece un libro raccoglie i fumetti del professore (I fumetti del Prof. Bad Trip, 256 pagine, 15 euro), pseudonimo di Gianluca Lerici, un grande interprete dei mutamenti politici e tecnologici che hanno attraversato il mondo negli anni del post-fordismo, del riflusso della politica e della tragedia ecologica.

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Miguel Ángel Martín – Bitch!

Un altro fumetto di uno dei miei autori referiti è appena uscito anche in Italia: Bitch! di Miguel Ángel Martín (Purple Press, 128 pagine, 16 euro), disegnatore spagnolo famoso per il classico Brian the brain e per i casini accaduti dopo la pubblicazione del suo Psychopathia Sexualis. Pochi mesi fa era uscito il suo Neurohabitat. Cronache dall’isolazionismo.

Stavolta Martín passa al colore, abbandonando il suo tagliente bianco e nero per riempire di colori acidi, fuxia, giallo, azzurro, i personaggi della sua storia. Altra novità: il futuro, in Bitch!, è un futuro politico e sociale. Non tecnologico, a differenza delle sue altre opere in cui scienza e tecnologia hanno sempre avuto un ruolo cruciale nella definizione dei futuri distopici di cui è un grande narratore.

In questo futuro postmoderno e fascistoide, i movimenti controculturali sono ridotti all’angolo dalla repressione ma anche dalle loro stesse contraddizioni. Allo Spraycan, il centro sociale in cui si svolge la storia, passano writers e lesbiche ma anche terroristi e antisemiti. Se i personaggi vi sembrano banali – dato che in fondo riproducono figure tipiche come il naziskin, il palestinese incazzato, la tipa della casa occupata che viene da una famiglia borghese – aspettate di vedere come si intrecciano le loro storie e le loro identità. I risultati delle loro azioni sono comunque la disperazione e l’annullamento di ogni slancio utopico e vitale. E la catastrofe, che incombe su di loro come un avvoltoio. 

Qui la mia recensione di Neurohabitat. 

Qui un’intervista a Martín su Bitch!

A seguire un paio di tavole.

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Ballard avevi ragione tu

Negli anni settanta si entrava in massa al supermercato e si usciva senza pagare. Bei tempi. Oggi, altro che spesa proletaria, per protestare contro la società dei consumi c’è il Carrotmob, una mobilitazione in puro stile ballardiano. Chi partecipa infatti lo fa consumando di più, invadendo un negozio e comprando prodotti di aziende che fanno scelte ecologiche.

Al K & D Market di San Francisco erano in trecento, mobilitati su internet dall’inventore del Carrotmob, un tale Brent Schulkin. Hanno comprato 10.000 dollari di prodotti, sono andati su tutti i giornali e a giudicare dalle foto sembrano felicissimi: il supermercato ne userà una parte per comprare sistemi di risparmio energetico. Dev’essere il primo corteo in cui al posto degli striscioni si usano le carte di credito. Proprietari di supermercati, date un’occhiata al loro sito, intanto che Brent studia meglio il modello di business da applicare alla sua creatura.

Sotto trovate un po’ di foto…

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Wu Ming – Previsioni del tempo

“Giuliano si era chiesto ancora una volta perché diavolo fosse necessario andare a prendersela su la Nord, la monnezza, che ce n’era più che abbastanza lì da loro.” È così, con un viaggio di monnezza su e giù per le autostrade martoriate italiane dalla pioggia, che anche i Wu Ming esordiscono tra i titoli della collana VerdeNero delle Edizioni ambiente, la serie di noir tascabili di scrittori italiani sponsorizzata da Legambiente e tutta dedicata a esplorare i sudici (in ogni senso) territori delle ecomafie all’italiana, storico nemico dell’associazione ambientalista.

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Il business lava più verde

C’è un mondo dove le auto non inquinano e scorazzano in terre incontaminate (cioè senza auto), dove le multinazionali del petrolio producono energia pulita e si può fermare il riscaldamento climatico consumando di più. È quello della pubblicità, in cui le aziende più inquinanti cercano disperatamente di nascondere le loro code di paglia, darsi una bella mano di verde e rivendersi come protettrici dell’ambiente.

Il dubbio però è che come al solito stiano difendendo i loro profitti, e non le nostre vite. Se volete votare gli spot più ipocriti andate sul sito del Greenwashing Index, e partecipate alla pagella collettiva per bocciare le pubblicità che lavano più verde.

Neurohabitat. Cronache dall’isolazionismo

Chiuso in casa, solo, sempre e soltanto da solo. Sospeso in un futuro immaginario, in cui è ambientata la storia, ma anche chiuso in un eterno presente. È il personaggio di Neurohabitat. Cronache dall’isolazionismo, l’ultimo fumetto di Miguel Ángel Martín pubblicato ora anche in Italia da Coniglio editore (80 pagine, 11 euro), nella quale le matite del disegnatore spagnolo tratteggiano un futuro che scaturisce dalla sua apocalittica visione del presente.

Torna in campo, infatti, il mondo cui Martín ci aveva abituato con il suo capolavoro Brian the brain, accompagnato dal tratto essenziale, quasi chirurgico, cui ha abituato i suoi lettori. Si tratta di un mondo caratterizzato dall’uso diffuso delle tecnologie genetiche e mediche, ma anche da quelle dell’informazione.

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Uuuuuua-ta-ta-ta-ta-ta-ta-ta

L’olocausto
nucleare si è abbattuto sulla società moderna. In una
terra tetra e polverosa si aggira ciò che rimane della
civiltà: frotte di sbandati che vivono alla giornata, mutanti
e predoni a cavallo di motociclette e assetati di distruzione, uomini
retti che si battono in nome del Bene”. C’è bisogno di altro per riconoscere il mondo di Ken il guerriero?

L’intro e la notizia le rubo da Punto informatico, che annuncia la nascita del MMORPG (Massive multiplayer
online game) Hokuto No Ken Online, un mondo virtuale in cui potranno scannarsi migliaia di giocatori
contemporaneamente. In questi giorni in
giappone la casa produttrice sta reclutando i 15.000 volontari necessari per
testare la versione sperimentale: se capite il giapponese potete offrirvi e scegliere: scuola di Nanto o scuola di Okuto?

Il popolo del NoTube!

Con colpevole ritardo segnalo l’articolo di Jenner Meletti e Paolo Rumiz sulla Repubblica di un paio di settimane fa. E’ la prima volta che la stampa nazionale si occupa della campagna NoTube, che ha scaldato la politica piacentina degli ultimi mesi: una serie di progetti per centraline idroelettriche sui corsi d’acqua più belli e importanti dal punto di vista naturalistico della provincia (su tutti, il Trebbia), depositati da una società presieduta da Chicco Testa, ha scatenato l’opposizione di un comitato ad hoc e della quasi totalità della popolazione della provincia.

Anche in questo caso è stata la mobilitazione dal basso a dare un segnale ai politici e ai tecnici che avevano propagandato le centraline come grande occasione di sviluppo. Per ora siamo arrivati a un pronunciamento unanime del consiglio provinciale, e al ritiro dei progetti più devastanti. Grazie a firme, manifesti, presidi, assemblee, ma anche grazie alla produzione di sapere scientifico-tecnico da parte del comitato. Si ritorna sempre lì: chi ha ragione? Loro o noi?

Qui potete scaricare l’articolo di Repubblica in pdf, e qui ascoltare la puntata dedicata a NoTube da Radio Laser. 

Cibo, quanto ci costi?

Un articolo pubblicato da Liberazione in uno speciale natalizio sul cibo, insieme alla recensione di Mauro Capocci del nuovo libro di Peter Singer. Vegan Reich!

Vi lamentate del prezzo delle zucchine? Fare la spesa è diventato sempre più proibitivo?  Immaginate cosa potrebbero dire le persone che vivono nei paesi meno ricchi del nostro, che stanno subendo un aumento ormai globale dei prezzi del cibo. Il 2007 è stato l’annus horribilis in cui il grano ha raggiunto i 400 dollari alla tonnellata e l’indice dei prezzi del cibo dell’Economist ha raggiunto il valore massimo dalla sua nascita nel 1845.

Partiamo proprio dall’Economist, il settimanale del capitalismo globale, che nelle scorse settimane ha pubblicato uno speciale sul cibo (tradotto in Italia da Internazionale), incentrato sul prezzo delle derrate alimentri, che come è noto sta salendo a dismisura in tutto il mondo. Il titolo dell’Economist è sin troppo chiaro: La fine del cibo economico, un pronostico sulla fine del cibo a basso costo cui ci avevano abituato la rivoluzione verde e l’uso del petrolio in agricoltura, per far andare i trattori ma anche per produrre fertilizzanti e diserbanti. Questi fattori tecnici, insieme all’aumento dei terreni coltivati, ci hanno garantito per decenni una gran quantità di cibo a prezzi relativamente bassi, anche se non tutto il mondo sarebbe d’accordo con questa visione (si pensi ai cronici problemi di approviggionamento alimentare di alcune zone dell’Africa). Bene, forse quell’era è finita. E anche nella sua fine è implicato il petrolio, non quello a poco prezzo del dopoguerra ma quello a 100 dollari il barile della guerra in Iraq e dell’aumento della domanda globale.

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Callisto

«Cara Condoleeza Rice, spero che lei mi può perdonare per aver mentito, lo so che lei mi capisce. Suo affezionatissimo Odell Deefus». Potete immaginare quanto debba essere disperato, tonto e irrimediabilmente sfigato il povero Odell, se ripone tutte le speranze in una sgrammaticatissima lettera indirizzata alla sua amata Condi, di cui conserva una foto nel portafoglio. Del resto davvero solo lei potrebbe levarlo dalla gigantesca montagna di Guai Molto Seri in cui si è cacciato, con l’FBI alle calcagna e un’accusa di terrorismo che gli pende sulle spalle.

Il problema è che la sua avventura nei bassifondi della coscienza americana, quella ossessionata dalla guerra al terrore e pronta a sospettare di tutto e di tutti, nasce proprio da un’apparizione televisiva di Condoleeza Rice. Se non si fosse messo in testa di partire volontario per l’Iraq perché «magari se rimediavo qualche medaglia al valore da esibire diventavo qualcuno», e quindi non avesse cercato di raggiungere l’ufficio reclutamento di Callisto, un Posto Qualunque sperso nel cuore del Kansas, Stati Uniti d’America, senza un dollaro in tasca e senza saper mettere un congiuntivo al posto giusto, il povero Odell non avrebbe vissuto una storia così incredibile.

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